Politica
“L’esito delle elezioni legislative di domenica in Germania ha scosso il sistema partitico tedesco dalle fondamenta. Per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale, i due grandi partiti di massa riescono a malapena a superare insieme il 50% dei consensi: i conservatori della Cdu con il 33% e i socialdemocratici della Spd fermi al 20,5%”. Daniela Huber, Senior Fellow dell’Istituto affari internazionali, commenta così il voto di domenica. “Dato ancor più preoccupante: per la prima volta nella storia della Repubblica federale di Germania, un partito di estrema destra – l’Alternative für Deutschland (AfD) – non solo entra nel Bundestag, ma lo fa da terzo partito, con il 12,6% dei voti (quattro anni fa erano appena il 4,7%)”. “Lo shock elettorale della notte berlinese era già chiaro a giudicare dalle parole di un funereo Martin Schulz, che pochi minuti dopo i primi exit poll annunciava il gran rifiuto dell’Spd di entrare in una nuova grande coalizione con la Cdu. Nelle stesse ore, con una mossa a sorpresa, Frauke Petry – fino a quel momento leader dell’AfD rivelazione del voto – comunicava che in Parlamento non siederà insieme alla rappresentanza della sua stessa forza politica, in reazione all’ennesimo spostamento a destra dell’asse del partito”. “In casa conservatrice, invece, Horst Seehofer, leader dei cristiano-sociali bavaresi della Csu – che con la Cdu sono federati –, dichiarava quanto fino a quel momento imponderabile: stavolta, il gruppo parlamentare unico con i cristiano-democratici sarà rimesso a un voto nella direzione del partito”.
Huber sottolinea (http://www.affarinternazionali.it): “L’esponenziale crescita nelle urne dell’AfD ha portato molti a evocare lo spettro della Repubblica di Weimar, associando l’exploit dell’estrema destra alla cavalcata elettorale che portò i nazionalsocialisti dal 2,6% del 1928 al 18,3% di due anni dopo (e che sarà seguito, nel pieno della crisi economica, dalle vittorie a man bassa del 1932 e del 1933, con dapprima il 37,4% e poi il 43,9%, mentre l’Spd crollava sotto il 20%). Un timore rilanciato dalle parole del capolista dell’AfD Alexander Gauland”, che nella notte elettorale ha proclamato “daremo la caccia al governo” e “ci riprenderemo la nostra terra e la nostra gente”, utilizzando la parola “Volk”, dalla connotazione divisiva e in passato impiegata dai nazisti”.