Riflessione
“Questa vicenda dimostra come sia difficile costruire incontri e confronti garbati in un universo comunicativo sempre più schizofrenico e nel quale il gioco della contrapposizione si fa sempre più accentuato”. Lo afferma Massimiliano Padula, presidente dell’associazione di telespettatori e cittadini mediali Aiart, in una riflessione pubblicata oggi dal Copercom dopo la “tempesta mediatica” sollevata dalla nota critica dell’Aiart sullo spot Buondì. Padula fa due riflessioni: una di “merito”, l’altra di “contorno”. Anzitutto, “ribadiamo che, dal nostro punto di vista, lo spot è diseducativo e di cattivo gusto. La morte inscenata e la scelta di ambientarla in un contesto relazionale familiare ci è apparsa impropria. A questo si associa la decisione delle emittenti (prima tra tutte la Rai) di ospitare la campagna in qualunque ora del giorno non preoccupandosi affatto di quella parte del pubblico impreparata (in primis i bambini) a decodificare contenuti così articolati”. La nota di contorno fa riferimento “alle conseguenze provocate dallo spot. Commenti, editoriali, riflessioni, post, tweet e miliardi di parole sono state spese sulla narrazione di una merendina. In sincerità – osserva Padula – credevamo (forse ingenuamente) che soltanto alcuni argomenti potessero scatenare un polverone di questo tipo. Invece gli italiani si sono stretti intorno al Buondì giocando, per un paio di giorni, al semiologo, al teorico del linguaggio pubblicitario, allo psicologo o all’intellettuale di turno”. È “sorprendente – aggiunge – come nell’epoca dei social media tutto diventi raccontabile e, di conseguenza, da prima pagina e trending topic”. Padula ammette che “resta un po’ di amaro in bocca. Non tanto per le ingiurie (di ogni tipo) ricevute ma per il meccanismo distorsivo che ha trasformato una semplice opinione (la nostra) in quello che non siamo. Ci hanno accusati di volerci fare pubblicità, di essere pagati dalla Motta, di essere degli ignoranti e di non sapere cosa significa educazione ai media. Nulla di tutto questo è vero, naturalmente”. Lo dimostra, conclude, “l’essenza autentica della nostra associazione e il suo impegno quotidiano per costruire una ‘cittadinanza mediale’”.