Politica
Norvegesi alle urne lunedì 11 settembre per eleggere i 169 membri dello Storting, il Parlamento unicamerale del Regno di Norvegia, attraverso un sistema proporzionale e 19 contee. Alla guida del Paese finora c’è stata Erna Solberg, premier di un governo di minoranza formato dal Partito conservatore e da quello del progresso, sostenuti da due partiti d’opposizione, liberale e cristiano democratico. Sulla scheda gli elettori troveranno 16 i partiti in gara; tra di loro solo otto però erano già in Parlamento. I Conservatori
(Høyre) di Erna Solberg, appunto, oggi ancora in stretta competizione con il Partito del lavoro (Arbeiderpartiet) guidato da Jonas Gahr Støre, partito più votato nel 2013, con il 30.8% di consensi raccolti e 55 seggi in parlamento. Poi c’è il Partito del progresso (Fremskrittspartiet) dell’attuale ministra alle finanze Siv Jensen, partito di ispirazione nazionalista a cui appartiene anche la ministra per l’immigrazione Sylvi Listhaug, autrice di recenti politiche immigratorie restrittive. Il Partito dei cristianodemocratici (Kristelig Folkeparti) di Knut Arild Hareide ha al momento 10 seggi, così come il Partito di centro (Senterpartiet) di Trygve Slagsvold Vedum, che raccoglie gli interessi del mondo rurale e dei pescatori. Allo Storting siedono ancora il Partito liberale (Venstre), il più antico partito norvegese, oggi guidato da Trine Skei Grande; il Partito socialista di sinistra (Sosialistisk Venstreparti, SV) con Audun Lysbakken e il Partito dei verdi (Miljøpartiet De Grønne), guidato dalla trentunenne Une Aina Bastholm e da Rasmus Hansson e dato in forte crescita.