Ecumenismo
(da Bose) – “I cristiani di qualunque confessione non possono che riconoscersi come ospitati e accolti da Dio e questo nell’esperienza monastica è evidentissimo. Quella dell’ospitalità è una verità evangelica teologica di fondo che deve trovare applicazione nel nostro oggi”. Lo afferma fratel Luciano Manicardi, priore della comunità monastica di Bose, tracciando per il Sir un bilancio del XXV Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa conclusosi oggi a Bose. “Qui non si fanno discorsi di tipo politico”, chiarisce il priore, “tuttavia i gesti che hanno fatto Papa Francesco e il Patriarca Bartholomeos a Lampedusa o a Lesbo sono estremamente significativi di quello che tutte le Chiese cristiane devono dire nell’oggi storico. Ne va dell’Evangelo”. “Come potrebbero dei cristiani presentarsi al cospetto di Dio che dirà loro ‘Ero straniero e mi avete accolto’ se non cercando di mettere in atto prassi e politiche di accoglienza dell’altro?”, domanda Manicardi. “Perché – rileva – o la politica è politica delle persone e dei volti o si riduce davvero a tutt’altro”. Nel corso del convegno si è parlato anche dell’accoglienza dei pellegrini nei monasteri. “Da noi l’ospitalità è sempre stata fin dagli inizi un ministero qualificato che il celibato e la vita comune ci rende possibile”, riconosce il priore, sottolineando che “a Bose l’ospite è presente nei pensieri anche a livello di costruzione degli edifici” perché “le strutture sono pensate non solo per chi ci abiterà per sempre ma anche per chi verrà di passaggio”. Rilevando che l’ospitalità “per noi è un modo in cui cerchiamo di vivere il comandamento nuovo dell’amore”, Manicardi evidenzia che questa a Bose si esplicita nel “ministero dell’ascolto”. “Il monaco – spiega – è chiamato ad accogliere l’ospite e, ascoltandolo, lo accoglie in sé cercando di entrare nei suoi bisogni, nelle sue problematiche”. È un “ministero strutturante”, osserva il priore, notando che negli anni “sono molto cresciute le situazioni di povertà relazionale”. A Bose “vengono tante persone che portano pesi, sofferenze, lutti, dolori, solitudini che hanno bisogno di essere detti e manifestati”. “Qui vengono accolti – conclude – senza essere giudicati”.