Ecumenismo
(da Bose) – “Oggi è il paradigma di esclusione quello vincente. Nella nostra Europa, di fronte al problema dei migranti, ricordare la dimensione dell’ospitalità, così costitutiva sul piano teologico e su quello dell’unità spirituale della Chiesa, è decisivo”. Parte da questa considerazione fratel Luciano Manicardi, priore della comunità monastica di Bose, per tracciare al Sir un bilancio del XXV Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa svoltosi a Bose. “Oggi – prosegue Manicardi – il tema è una spina nel fianco sul piano sociale e politico, ma anche un’interpellazione per tutte le Chiese che, di solito, rispetto a questo trovano un linguaggio abbastanza comune”. Per il priore, “il bilancio di questi giorni è molto positivo, la comunità è molto contenta”. “Il convegno – aggiunge – ha fatto registrare qualità e quantità nella partecipazione con la presenza del Patriarca ecumenico Bartholomeos, del patriarca Theodoros II e di una quantità davvero grande di rappresentanti e di vescovi di diverse Chiese ortodosse oltre a cattolici e anglicani”. Venendo al tema del convegno “Il dono dell’ospitalità”, Manicardi osserva che “lo si è affrontato con la capacità di spaziare da un discorso più teologico ad uno più spirituale e si è passati dall’antichità ai giorni nostri”. Arrivato quest’anno alla 25ª edizione, il Convegno ecumenico in questi anni ha fatto sì che “si siano creati rapporti”. “Sono eventi ecclesiali, non accademici”, ricorda il priore, evidenziando come “hanno il fine di creare relazioni, amicizie, rapporti che vengono tenuti vivi anche lontano da Bose”. Con questi appuntamenti – aggiunge – “si è creato un tessuto di fraternità e di stima reciproca che fa cadere quelle diffidenze che esistono prima che ci sia un incontro concreto”. “Questo è il risultato più bello e visibile – riconosce Manicardi – perché si sente che ci si può fidare gli uni degli altri”. Soddisfatto per “il clima fraterno tra cattolici, riformati e ortodossi” che ha caratterizzato questi giorni, il priore sottolinea che “la cosa bella è che Chiese ortodosse non sempre in armonia piena tra di loro trovano qui un contesto in cui si accettano, dialogano”.