Convegno nazionale
“La nostra storia ci aiuta a capire che nei 150 anni di vita dell’Azione cattolica siamo stati fedeli alla nostra identità perché abbiamo saputo cambiare. Abbiamo saputo leggere e interpretare il tempo per stare dentro di esso”. Lo ha affermato oggi a Bologna Matteo Truffelli, presidente nazionale dell’Ac, al convegno annuale dei presidenti e assistenti ecclesiastici diocesani, dove sono rappresentate 150 diocesi di tutte le regioni d’Italia. Tre giorni dedicati ad avviare le celebrazioni del 150° di fondazione (1867) e, più ancora, a programmare il triennio associativo iniziato in primavera con l’assemblea elettiva e l’incontro con Papa Francesco. Tre i verbi – custodire, generare, abitare – che faranno da filo conduttore del triennio in cui l’Ac si è data il compito di discernere sul proprio futuro a partire dalla storia e per “servire, con coerenza ed efficacia, la Chiesa e il Paese”. “La nostra storia ci insegna – ha aggiunto Truffelli – l’arte e l’importanza del discernimento, del discernimento comunitario: capire come essere Ac oggi”. L’impegno che l’associazione assume è, riassume Truffelli, “il porsi in ascolto della vita della propria realtà particolare per capire quali priorità assumere per il triennio, e attraverso quali modalità e quali scelte concrete lavorare per esse”.
Perché “è questo che è richiesto ai cittadini di Galilea” (titolo del convegno): “la Galilea, ci ricordava mons. Mansueto Bianchi, è la terra ‘tipica del laico di Azione cattolica’, perché è ‘la terra della contaminazione’, la ‘terra della pluralità’, ‘del velamento di Dio’, la terra in cui non è facile distinguere con chiarezza immediata il bene, il giusto, la verità”. Ma “è anche il luogo della vita, la parabola della città’. E proprio per questo è anche il luogo dove ‘è iniziato il cammino di Gesù’, il ‘cammino della Chiesa’, e perciò dove ‘comincia il cammino di ogni cristiano’”. Il quale “è chiamato ad avanzare dentro il mondo sapendo che gli è chiesto continuamente di ripensare i propri passi per capire dove andare. Gli è chiesto, appunto, di fare esercizio di discernimento”.