Cammino

Diocesi: mons. Marciante (Cefalù) ai sindaci, “disponibilità ad ascoltarci vicendevolmente”

“Andiamo alla ricerca, investiamo sulle tante perle preziose che sono dinanzi a noi e che non vediamo perché miopi nella speranza”. È indicando le vie della natura, della cultura e dell’innovazione tecnologica che il vescovo di Cefalù, mons. Giuseppe Marciante, ha iniziato il tanto desiderato cammino con i sindaci dei Comuni del suo territorio. Al Palazzo vescovile, questa sera, li ha incontrati con una volontà: “Progettare insieme, osare insieme, percorrere con determinazione i passi verso il dialogo e verso il bene comune”. Quella che il presule propone è “un’esperienza sinodale e solidale” che “consiste nella disponibilità ad ascoltarci vicendevolmente nel rispetto più alto dei nostri ruoli e competenze, nel pensare, progettare, scegliere con determinazione di camminare insieme”. Ma nel corso del confronto il vescovo ha avanzato proposte concrete, quelle di “incentivare la conoscenza e la fruizione dei percorsi naturalistici già esistenti e dove è possibile crearne dei nuovi” e fare lo stesso con quelli legati al patrimonio artistico della diocesi, ma anche di “pensare al recupero e all’immissione nel mercato di antiche colture, di prodotti tipici”.

Il pastore della Chiesa cefaludese ha evidenziato che “la diocesi è pronta a mettere in gioco i beni di sua proprietà”. Una direzione che la Chiesa locale ha già imboccato: “Sto esortando i miei presbiteri a mettere a disposizione dei giovani le nostre risorse spirituali e poi anche quelle materiali. Quelle risorse e quei beni – ha spiegato mons. Marciante ai sindaci – che la nostra Chiesa possiede per elaborare con loro e, possibilmente col vostro impegno, progetti che diano lavoro. Iniziamo a parlare delle cooperative sociali”. Parlando della rete, di internet, dei social network, il presule ha indicato “la possibilità di un riscatto e di un futuro”. Ha esortato i sindaci: “Noi dobbiamo accompagnare e incoraggiare a investire tali risorse. Le risorse sono le nostre speranze, sono già la nostra primavera in questo gelido inverno che viviamo. Pensiamo – ha aggiunto – ai tanti piccoli o piccolissimi comuni delle nostre Madonie: non riusciamo più a trattenere i residenti. Sono il nostro primo fronte di battaglia. Sono territori fragili. Sono i figli più malati. Hanno meno competenze spendibili sul mercato, spesso caratterizzati da situazioni di quasi totale isolamento.

È stato presentato una sorta di “Laboratorio della speranza” che la comunità ecclesiale vuole “condividere e consegnare”. Un progetto che, a detta del presule, “possibilmente avrà bisogno del vostro sostegno, delle vostre competenze” per “scavalcare con determinazione e insieme il muro di una burocrazia lenta e paludosa”. Un continuo incoraggiare e stimolare, “perché – ha detto -, ricordiamocelo continuamente: la rassegnazione non ci appartiene! Educhiamoci invece a pensare che il futuro è nelle nostre radici. La speranza è nelle nostre radici”.