Diritti umani

Premio Sacharov: Saleh (vincitore 2017), “riconoscimento a Sentsov non è ad una persona ma alla causa della libertà dell’Ucraina”

Lorent Saleh, vincitore del Premio Sacharov 2017, con l'attivista venezuelana Betty Grossi

“Il premio a Sentsov non viene riconosciuto ad un uomo ma ad una causa, quella così importante della libertà dell’Ucraina. Le nostre storie non sono molto diverse anche se i Paesi sono molto distanti. Quando le cause sono giuste il numero delle voci non importa, a volte ci sentiamo soli ma bisogna continuare ad andare avanti convinti che si sta facendo la cosa giusta”. Così il dissidente venezuelano Lorent Saleh, membro dell’Opposizione democratica venezuelana e vincitore del Premio Sacharov 2017, ha commentato l’assegnazione del riconoscimento al regista ucraino Oleg Sentsov nel corso di un evento a Roma promosso dall’Ufficio del Parlamento europeo in Italia in concomitanza con la consegna a Strasburgo del Premio Sacharov 2018. Rispondendo alle domande, Saleh, ha detto che “mi preoccupa l’ascesa dei populismi, di una forma di radicalismo, di estremismo, di fondamentalismo. Questo è preoccupante non solo in Sudamerica ma anche in Europa dove c’è un rigurgito di queste forme del pensiero estremista e radicale”. “Questo – ha proseguito – a causa del silenzio di coloro che avevano la possibilità di parlare. Quando i fattori democratici del mondo tacciano di fronte ad offese e torti si crea un debito che continua a crescere con il silenzio e in questa carenza sorgono i populismi” Per il dissidente venezuelano. “è importante che noi che ci impegniamo per democrazia e libertà siamo più uniti, più vicini”. “Se ci mettiamo in collegamento i risultati si raggiungono”, ha aggiunto, sottolineando che “il tema dei diritti umani riguarda tutti noi, se riusciamo ad organizzarci riusciamo ad ottenere grandi cose”. Serve un cambio di passo: “noi che crediamo nella democrazia – ha osservato – siamo stato meno astuti dei nemici, loro sono stati più solidali”. Durante la mattinata, Saleh ha potuto riabbracciare l’attivista venezuelana Betty Grossi con cui ha condiviso la detenzione. Non solo: fu lei a dargli il “benvenuto” quando lui fu trasferito all’elicoide. L’attivista ha riconosciuto che la sua libertà è stata resa possibile grazie “allo sforzo congiunto di Parlamento europeo, diaspora venezuelana e giornalisti”. “Il modo per ripagare lo sforzo dell’Europarlamento è lottare per l’eredità di Sacharov, grazie a lui il mondo ha evitato grandi tragedie e oggi dopo 30 anni assistiamo ai frutti della sua semina”. “Noi che siamo riusciti ad ottenere la libertà dobbiamo lottare per la libertà dei nostri amici. Nell’anno che viene dovrà essere un impegno costante per noi attivisti dei diritti umani”.