Consegna

Premio Sakharov: Oleg Sentsov, “con una parola puoi esortare, curare, salvare o uccidere, se comandi di sparare”

Cerimonia di consegna del Premio Sacharov 2018 (© European Union 2018)

“Oleg Sentsov è un regista e un uomo, con la ‘u’ maiuscola”: Natalia Kaplan, cugina del Premio Sakharov 2018 Oleg Sentsov, ha preso la parola di fronte alla plenaria del Parlamento a Strasburgo e ha ricevuto il premio al posto del cugino in carcere. Kaplan ha raccontato la vicenda di Oleg, dalle passioni giovanili alle proteste pacifiche sulla piazza Maidan a Kiev, fino all’arresto con l’accusa di cospirazione e di organizzare attentati terroristici; della segregazione, dei pestaggi e delle minacce in carcere, il processo farsa, la condanna, la reclusione nella prigione più a nord del mondo. Kaplan ha raccontato anche dello sciopero della fame di 145 giorni per ottenere la liberazione dei prigionieri politici ucraini, condotto fino a un “punto estremo”, e poi interrotto per non dover essere nutrito a forza dai propri aguzzini. “Nessun prigioniero politico è stato rilasciato, ma grazie alla sua protesta tutti hanno parlato della repressione da parte della Russia e questa è stata la sua vittoria”, ha spiegato Kaplan, che ha concluso leggendo un appello che il regista stesso ha scritto per questa occasione: “Non posso essere presente qui, ma voi potete sentire le mie parole”. Le parole “sono il principale strumento delle persone e spesso l’unico, soprattutto quando tutto il resto è stato tolto”, scrive Sentsov. “Con una parola puoi esortare, curare, salvare o uccidere, se comandi di sparare”, “puoi fare un appello alla resa, ma anche alla resistenza e alla lotta, anche se sai che morirai. Ma non importa quanto avrai vissuto, importa come muori e per che cosa muori”. Riferendosi alle parole dei potenti iniqui, Sentsov afferma che “la contemporaneità spesso è ingiusta, ma la storia è giusta: nel tempo tutto torna a posto e ogni cosa viene definita con il proprio nome”. Un esempio è la vicenda di Sakharov: “Io spero che avrò tempo per fare qualcosa per mostrare di aver meritato questo premio”.