Politica

Elezioni 2018: mons. Marino (Nola), “poche parole di speranza, molte di paura. Trascurata la lezione storica dei Padri costituenti”. L’importanza di votare

“Siamo a ridosso di una tornata elettorale cui si accompagnano poco le parole della speranza (partecipazione, coinvolgimento, passione, futuro) e molto, invece, le parole della paura (indifferenza, disillusione, distanza…). Un dato di fatto che dovrebbe essere oggetto di profonda riflessione da parte di tutti: della classe dirigente e dei cittadini, della Chiesa e dei corpi intermedi”. Lo scrive mons. Francesco Marino, vescovo di Nola, in un messaggio ai fedeli cattolici e agli uomini e alle donne di buona volontà, in vista delle prossime elezioni politiche del 4 marzo. “Se siamo arrivati a questo stato di cose, per cui una competizione elettorale diventa una competizione personale che esclude e non include ampi strati della popolazione, vuol dire – osserva il presule – che la lezione storica dei Padri costituenti e delle donne e degli uomini più avveduti dell’agire politico è stata trascurata: comprensione, partecipazione, ascolto della vita e del mondo, bene comune, queste categorie sono diventate buone più per discorsi retorici che per animare l’azione concreta”.
Per mons. Marino, innanzitutto, “va riaffermato un principio semplice e per nulla ingenuo: non votare non apporta alcun miglioramento alla vita del Paese e dei nostri territori. La contrazione del corpo elettorale non fa che aumentare il peso specifico di chi ha interessi contrari al bene comune e aggrega pezzi di consenso non sano. Sebbene in un sistema di voto che ancora una volta riduce al minimo la facoltà di scelta, è possibile individuare criteri per operare una propria scelta. In questo senso, invito tutti, anche unendo le forze, a offrire momenti informativi e formativi equilibrati che aiutino credenti e non a ritrovare le motivazioni più profonde del momento elettorale”.
Un altro “elemento di speranza” è “nella vitalità del territorio, nel desiderio di bene delle nuove generazioni, nella tenuta del tessuto familiare che ha consentito di affrontare con dignità una crisi durissima. Questi frammenti di luce meritano una rappresentanza seria e competente nelle istituzioni. In questo senso, il momento del voto sia l’inizio di un processo nuovo nel rapporto con gli eletti e nella capacità dei cittadini di organizzarsi per rappresentare al meglio le istanze del territorio”.
Un pensiero, poi, per i ragazzi e i giovani: “Loro più di noi adulti sono esposti a un rischio grande: se crescono in un contesto di totale e passiva sfiducia nelle istituzioni, sarà più semplice per loro pensare che la democrazia e le istituzioni democratiche siano un inutile orpello dentro un processo economico e civile che non ha bisogno di confronto, dialogo, rappresentanza, politica. È un rischio che non possiamo correre. Anche per questo noi adulti siamo chiamati ad un di più di responsabilità per spiegare con parole nuove e sentite l’importanza di essere un popolo che cammina insieme, e non diviso in fazioni preconcette, in una parabola difficile della storia”.