Messaggio

Quaresima: mons. Caiazzo (Matera-Irsina), “ci aiuti a rompere le forme di schiavitù vecchie e nuove”

“Questo tempo di Quaresima ci aiuti a rompere le forme di schiavitù vecchie e nuove che ci hanno fortemente penalizzati. Togliamo la dipendenza dal più forte, dal potente di turno. Mai più spettatori di una vita che passa davanti ai nostri occhi rassegnati e in attesa che un deus ex machina cambi magicamente tutto”. Lo scrive mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, arcivescovo di Matera-Irsina, nel suo messaggio per la Quaresima dal titolo: “Tempo di Umanità per non ‘raffreddare’ la forza dell’amore”. “Un tempo che non ha bisogno di essere santificato, lo è già. Ogni fedele deve solo abitarlo, santificando se stesso – aggiunge il presule –. Il tempo di Quaresima offre a tutti i credenti, ancora una volta, la possibilità di ritornare al Signore ripercorrendo e riconsiderando la propria vita”. Nelle sedici pagine del messaggio, mons. Caiazzo segnala il “forte rischio” di “rimanere ingannati da numerosi falsi profeti il cui fine personale, annienta quello comune”. L’obiettivo da perseguire è invece la “fraternità”, che “ha bisogno di essere scoperta, amata, sperimentata, annunciata e testimoniata”. Lo sguardo poi si rivolge alle necessità della comunità lucana. “Abbiamo bisogno di una classe politica stabile che si preoccupi dei veri e reali problemi del territorio e della gente”. In prossimità delle prossime elezioni politiche, l’auspicio è quello di “vedere che almeno nella nostra terra di Basilicata ci fosse un confronto tra i diversi schieramenti il più sereno possibile e non gridato”. Invece “stiamo assistendo, come ogni coalizione politica cerca di sferrare colpi alle altre: l’interesse personale al posto di quello comune. Non è questo ciò che vogliamo. Non chiediamo promesse ma programmi ben articolati e reali”. Il presule poi mette in guardia dagli “incantatori di serpenti”, che “offrono ‘soluzioni facili’ e ‘guadagni veloci’ per risolvere i problemi”. Quindi, un incoraggiamento a laici e consacrati a evitare “il rischio di rimanere fortemente legati al ruolo” e a “interessi personali”.