Anniversario
“Cinque anni fa erano davvero pochi quelli che avevano saputo prevedere l’elezione in conclave dell’arcivescovo di Buenos Aires, e meno ancora quanti si aspettavano il nome che avrebbe scelto il successore di Benedetto XVI dopo la rinuncia al pontificato, per la prima volta dopo sei secoli. Eppure l’attesa di quel nome c’era”. Lo scrive Giovanni Maria Vian, direttore de “L’Osservatore Romano”, nell’editoriale del numero del giornale di domani (in distribuzione da oggi pomeriggio), dedicato ai cinque anni di pontificato di Papa Francesco, dal titolo “La forza del nome”. “Nella tradizione ebraica e poi cristiana, in un nome è racchiuso molto più che una preferenza o un’inclinazione, come appare nella Bibbia: il Signore cambia quello di Abramo e così Gesù fa con Pietro per indicarne la trasformazione di vita”, spiega il direttore del quotidiano. “Nessun pontefice aveva però scelto di chiamarsi Francesco – aggiunge Vian -. All’inizio del sesto anno di pontificato appare chiara la forza di quel nome, che Bergoglio volle spiegare ai giornalisti incontrati tre giorni dopo l’elezione. Nome che evoca la figura di san Francesco per tre motivi: l’attenzione e la vicinanza ai poveri, la predicazione di pace, la custodia del creato”. “Tre componenti del messaggio cristiano – sottolinea Vian – che stanno caratterizzando lo svolgersi dei giorni del primo papa americano, che è anche il primo non europeo da quasi tredici secoli e il primo gesuita”. Cinque anni trascorsi in cui “ben al di là dei confini visibili della Chiesa, arriva la parola semplice e appassionata di un cristiano che, portando un grande peso, chiede ogni giorno di pregare per lui”.