Dopo il voto
“La società italiana è sempre stata divisa, ma c’erano delle cerniere che funzionavano da giunzioni, anche territorialmente. Effettivamente adesso è scomparsa una cerniera tra Nord e Sud che non era soltanto geografica”. Lo afferma in un’intervista al Sir Giuseppe Roma, per venticinque anni direttore generale del Censis e ora presidente della Rur (Rete urbana delle rappresentanze), un centro di ricerca che mette insieme istituzioni, imprese, associazioni nella prospettiva di aggregare realtà metropolitane e sistemi locali. “I dualismi si sono indubbiamente accentuati – aggiunge – ma il voto non è la causa di questo processo che nasce invece da dinamiche di natura sociale ed economica. Quella parte dell’Italia centrale che aveva un modello di sviluppo paragonabile a quello delle regioni settentrionali, da tempo si è agganciata direttamente al Nord. L’altra è diventata sempre più parte del Sud. Un Sud che ha tante eccellenze ma non riesce a trovare strategie autonome di sviluppo e a utilizzare in modo efficiente e coordinato le risorse di cui pure dispone”. Secondo Roma, i fattori economico-sociali hanno inciso sui risultati elettorali, ma nel voto c’è “una forte componente sociologico-antropologica, che ha a che fare con sentimenti e pulsioni più che con valutazioni di tipo razionale. Se il cinquanta per cento degli elettori vota ‘contro’, com’è accaduto, la chiave di lettura che intravedo è quella di una denuncia dell’impotenza della politica nell’affrontare i problemi”. La necessaria ricucitura di questa Italia divisa “non è una questione di ingegneria politica”. “Una società complessa come la nostra ha bisogno di ancoraggi comuni, di valori condivisi. È da qui – conclude Roma – che bisogna ripartire”.