Indagine

Rom: Cavallari (Caritas Ambrosiana), “preoccupa la polverizzazione dei gruppi sul territorio e la condizione dei minori”

“Quella degli insediamenti spontanei dei rom nel territorio di Milano è una realtà profondamente mutevole segnata da un processo di polverizzazione che ne alimenta l’invisibilità”. Ad affermarlo a Milano, nell’ambito del convegno “In-visibili – la presenza rom e gli insediamenti spontanei”, è Anna Cavallari, operatrice dell’Area rom della Caritas Ambrosiana. “L’attività della nostra équipe – spiega Cavallari – si è intensificata a partire dal 2014 a seguito dello sgombero del campo di via Martirano e dei suoi 650 abitanti”. Da allora è iniziata per gli operatori Caritas l’esigenza di mappare in maniera più approfondita le presenze sul territorio per capire dove queste persone fossero andate. Un percorso culminato nell’indagine presentata quest’oggi. “Il processo di polverizzazione – continua l’operatrice – nasce dall’esigenza dei gruppi di nascondersi, per evitare gli sgomberi di cui il 60% degli insediamenti è stato oggetto”. La conseguenza è il progressivo nascondimento in zone sempre più remote dove soprattutto i bambini sono esposti a situazioni di grande fragilità. “Il 63% dei minori – continua Cavallari – non hanno contatti al di fuori del campo e questo è un dato che ci preoccupa perché il 30% bambini in età elementare non frequenta la scuola, percentuale che sale al 75% per i ragazzi che dovrebbero frequentare le scuole secondarie di primo grado”. Tra le cause di questa dispersione gli operatori indicano “le difficoltà burocratiche per l’iscrizione”, ma anche “la grande mobilità delle famiglie”. “Soprattutto per quanto riguarda i rom di nazionalità rumena, il gruppo più numeroso – precisa l’operatrice della Caritas ambrosiana –, assistiamo ad un vero e proprio pendolarismo con la Romania dove, in molti casi, resta parte della famiglia. Questo fa sì che spesso i figli vengono lasciato ai familiari, mentre i genitori restano a Milano per guadagnare soldi da mandare in patria. Discorso diverso per i rom di origine bosniaca o italiani che sono, invece, stanziali”.