Rapporto

Siria: Save the children, “6 milioni di sfollati interni. Bambini ridotti alla fame”

“Le vittime civili di armi esplosive in tutto il Paese sono aumentate del 45% dopo l’annuncio delle zone di de-escalation, con oltre 37 civili al giorno uccisi, il tasso più alto negli ultimi quattro anni. Il 2018 sta andando ancora peggio, con più di 600 persone uccise in due settimane nella sola area del Ghouta orientale. Nel quartiere di Ein Terma, dove vivono ancora 18.500 persone, le immagini satellitari più recenti hanno mostrato che il 71% degli edifici sono stati distrutti o danneggiati ancor prima della recente intensificazione delle violenze”. È quanto emerge dal Rapporto “Voci dalle aree del pericolo” che “Save the children” lancia oggi in vista del settimo anniversario del conflitto in Siria. Un lungo elenco di distruzioni, testimoniate dagli operatori sul terreno. A Zamalka, il 59% dell’area è stata distrutta o danneggiata e non esiste rete idrica o elettrica da almeno due anni. Migliaia di famiglie stanno passano la maggior parte dei loro giorni e notti a nascondersi. Ad Arbin, una città nel Ghouta orientale, ci sono 1.400 famiglie che vivono in una rete di 75 scantinati e rifugi sotterranei, più della metà senza acqua, servizi igienici o sistemi di ventilazione, che rendono i bambini vulnerabili alla diffusione di malattie”. In questi 75 rifugi ci sono 100 pazienti diabetici, 110 pazienti con gravi problemi di pressione sanguigna, 20 pazienti asmatici. Il Rapporto stima in tutta la Siria 6 milioni di sfollati interni. Nell’ultimo trimestre del 2017 più di un milione di persone sono fuggite dalle loro case, con un aumento del 60% dall’annuncio della creazione delle zone di de-escalation. Una forte crescita dei combattimenti nella zona di Idlib, nel nord-ovest della Siria, ha costretto oltre 385.000 persone a lasciare le proprie case da metà dicembre 2017: si tratta di uno dei più grandi movimenti di persone negli ultimi anni, con oltre 3.500 bambini sfollati ogni giorno in questa regione”. Sfollamenti di massa si stanno verificando anche in altre aree del paese dove si è intensificata l’azione militare: “Circa 30.000 persone sono fuggite delle loro case ad Afrin, da gennaio 2018, e molte altre sono ancora sfollate e vivono in condizioni precarie dopo la fuga dalle offensive dello scorso anno intorno a Raqqa e Deir-ez-zour”. Il Rapporto denuncia che “più di due milioni di persone che vivono in aree assediate o difficilmente raggiungibili non hanno ricevuto alcun convoglio di aiuti umanitari nel 2017 e solo il 27,3% delle richieste di convogli sono state approvate per intero dal governo siriano. Almeno 125 richieste sono state respinte. Nel Ghouta orientale i tassi di malnutrizione infantile ora sono i più alti mai registrati durante il conflitto in Siria, quasi sei volte più alti di un anno fa. Almeno un bambino su quattro è malnutrito e più di un terzo dei bambini ha una crescita rachitica. Molti bambini mangiano solo un pasto al giorno, spesso una dieta a base di riso e lenticchie fornita da organizzazioni umanitarie locali, ma sono tanti i bambini che non hanno neppure quello e le cui famiglie sono costrette a far mangiare i propri figli a turno, un giorno uno e un giorno l’altro”. Tassi di denutrizione denunciati anche tra i bambini in fuga dai combattimenti di Idlib. Nel gennaio 2018, più di un terzo dei bambini sfollati mostrava infatti segni di anemia e il 6,5% delle donne sfollate o in allattamento era malnutrito”.