Giovani e educazione
Un manifesto in dieci punti sui quali lavorare insieme – Chiesa e università – per rendere più “umano” il sistema accademico nazionale. Parole d’ordine educazione e centralità delle relazioni docente-studente. È la proposta uscita dai lavori del convegno nazionale di pastorale universitaria “Chiesa e università, cantieri di speranza” promosso l’8 e il 9 marzo a Roma dall’Ufficio nazionale per l’educazione, la scuola e l’università della Cei in collaborazione con il Servizio nazionale per la pastorale giovanile. L’obiettivo è insomma un ampio progetto di “umanizzazione” del sistema universitario nazionale, spiega in un’intervista al Sir Alberto De Toni, intervenuto al convegno nella sua duplice veste di rettore dell’Università di Udine e di segretario generale della Conferenza dei rettori delle università italiane (Crui). “Si tratta di individuare dieci punti sui quali far convergere e impegnare atenei e collegi universitari per consolidare vere comunità di apprendimento, ricerca e docenza”. Anche per scongiurare il rischio che l’università si trasformi in un super istituto tecnico “mentre – avverte il segretario generale Crui – la capability fondamentale richiesta oggi dalle imprese non è l’intelligenza intuitiva e la competenza, bensì l’intelligenza emotiva e la capacità relazionale. Prima che di persone in possesso di conoscenza, abilità e tecniche, abbiamo bisogno di persone ‘vere’, con capacità relazionali, flessibilità, apertura alla realtà”. Che cosa può offrire l’università alla Chiesa, e viceversa? “Parafrasando Dante, l’università offre conoscenza; la Chiesa offre virtù, anima. I temi del significato, dei valori, dei fini ultimi appartengono ad ambiti nei quali la Chiesa gioca un ruolo fondamentale. Noi lavoriamo invece nel campo della conoscenza laica, della ricerca e della tecnica, dei metodi e degli strumenti; piani diversi ma che devono intersecarsi”. Prossimo passo la costituzione di un gruppo di lavoro formato da Crui, Ufficio nazionale Cei e alcuni responsabili di pastorali universitarie. “Dobbiamo farci carico insieme – conclude De Toni – di quel diritto alla speranza di cui parlò il Papa a Bologna e che i giovani ci chiedono di riconoscere loro”.