Ecologia integrale
Nel terzo capitolo della lettera pastorale del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam) “Discepoli missionari custodi della casa comune – Discernimento alla luce dell’enciclica Laudato si’”, che viene presentata oggi a Bogotà, vengono approfondite le implicazioni economiche e ambientali dell’estrattivismo. Tale logica, si legge nel paragrafo 30, ha tre caratteristiche principali: l’uso di fonti non rinnovabili, l’occupazione di ampie zone geografiche (produzione estensiva), la produttività (produzione intensiva). “La tendenza è quella di estrarre la maggior quantità di materiale nel minor tempo possibile, creando così gravi impatti sugli ecosistemi e recando danno alle popolazioni”.
Ancora, scrivono i vescovi al paragrafo 36: “Facciamo nostre le preoccupazioni di sacerdoti, religiosi, laici e laiche di congregazioni, movimenti e diverse organizzazioni che condividono la vita delle popolazioni esposte alle attività estrattive”. Proprio a partire dalla condivisione di vita si colgono meglio gli effetti di queste attività, in particolare sul clima e sull’acqua, così come l’aumento della povertà di molte popolazioni che spesso sono costrette a lasciare la loro terra e a migrare: “Il desplazamiento forzato per la siccità o per i drastici cambiamenti nelle condizioni dell’ecosistema è una nuova faccia della mobilità umana”.
In tale scenario, “denunciamo le violazioni ai diritti umani, personali e collettivi, delle popolazioni indigene e originarie”, soprattutto nell’Amazzonia, portate avanti “da imprese che realizzano attività estrattive, sia agricole che forestali, minerarie ed energetiche”. I vescovi condannano, riguardo a queste situazioni la generalizzata indifferenza, che spesso chiama in causa i mezzi di comunicazione. E rivolgono un appello agli Stati, perché “si assumano pienamente la responsabilità di proteggere le popolazioni più vulnerabili” e perché estendano la pratica della cosiddetta Consulta previa, il meccanismo di consultazione delle popolazioni che sta avanzando in vari Paesi. Ancora, i vescovi si rivolgono agli imprenditori, che spesso operano al di sotto egli standard internazionali, usano pratiche corruttive e cercano spesso “alleanze” anche con settori della Chiesa, allettandoli con la promessa di costruzione di opere o di altri favori.