Udienza
Per salvaguardare l’equilibrio integrale del sacerdote lungo tutto il suo percorso di vita, “bisogna essere persone normali, umane, capaci di gioire con gli altri, di farsi qualche risata, di ascoltare in silenzio un malato, di consolare facendo una carezza. Bisogna essere padri, essere fecondi, dare vita agli altri”. Così Papa Francesco, riferisce Vatican News, rispondendo alla domanda di un prete messicano, questa mattina in Aula Paolo VI dove ha ricevuto in udienza seminaristi e sacerdoti studenti nei Pontifici Collegi ecclesiastici a Roma. “Sacerdoti padri – conclude – non funzionari del sacro o impiegati di Dio”. Dagli Usa un diacono chiede quali sono i tratti della spiritualità del sacerdote diocesano che non si rifà agli insegnamenti di un fondatore. Il Papa risponde con una parola: “diocesanità”. E ciò significa che il sacerdote deve curare il rapporto con il proprio vescovo, anche se fosse un tipo difficile, con i suoi fratelli presbiteri e con la gente della sua parrocchia che sono i suoi figli. “Se lavorerete su questi tre fronti – assicura – diventerete santi”. A rivolgere al Papa l’ultima domanda sulla formazione permanente è un sacerdote delle Filippine. Il Papa raccomanda di curare la propria formazione: umana, pastorale, spirituale, comunitaria. E dice che la formazione permanente “nasce dalla coscienza della propria debolezza. Importante è conoscere i propri limiti. Poi, immersi nella cultura contemporanea, chiedersi come si vive la comunicazione virtuale, come si usa il proprio cellulare, prepararsi ad affrontare le tentazioni sulla castità – che verranno, avverte Francesco – e poi guardarsi dalla superbia, dall’attrattiva dei soldi, del potere e delle comodità.