Viaggio
“La Chiesa non è la pubblica accusa della famiglia e neppure è un tribunale di condanna delle debolezze nella vita”. Lo ha affermato a Querétaro, in Messico, mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia accademia per la vita e gran cancelliere del Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia che ha diverse sedi distaccate tra cui in Messico. Mons. Paglia in questo viaggio è accompagnato da mons. Pierangelo Sequeri, preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II. Nella seconda tappa del viaggio, ieri e oggi, a Querétaro, nella sede del Centro di ricerca sociale avanzata Cisav si è tenuto prima un colloquio sulle cure palliative e poi un seminario su Amoris Laetitia. Mons. Paglia ha rilevato che è necessario guardare a tutto il testo del documento post-sinodale per superare “l’equivoca disputa nel presunto conflitto o alternativa fra rigore della dottrina e condiscendenza pastorale”. La Chiesa “non è pubblico ministero, accusa” per i fallimenti delle relazioni, ma “neppure un notaio che registra gli adempimenti e le inadempienze”. Serve piuttosto, secondo l’arcivescovo, un “nuovo stile” che parta dalla “‘nuova alleanza’ fra uomo e donna a tutto campo, in tutti i settori della società, dalla famiglia al lavoro, dalla vita sociale alle scelte personali”. Per la Chiesa, a suo avviso, è necessario “entrare nella ‘logica della misericordia pastorale’ che ispira tutto il testo di Amoris Laetitia e dunque comprendere che è più importante lo sforzo pastorale per consolidare i matrimoni piuttosto che una pastorale dei fallimenti”. Nella giornata di ieri, invece, mons. Paglia, a proposito del tema delle cure palliative, ha presentato le 13 raccomandazioni pubblicate al termine di un recente congresso della Pontificia accademia per la vita come contributo specifico per medici, scienziati, infermieri, volontari, politici, ricercatori, perché si attui una “vera cultura delle cure palliative, del prendersi cura della persona nelle fasi finali della sua vita”, per “superare i troppi divari tra Nord e Sud del mondo nell’accesso alle cure e la mancanza di informazione e di formazione in un settore così delicato”.