Visita pastorale
“Preghiera, piccolezza, sapienza”. Sono le tre parole attorno a cui il Papa ha articolato l’omelia della messa celebrata a San Giovanni Rotondo. “A Gesù la preghiera sorgeva spontanea, ma non era un optional”, ha ricordato Francesco a proposito della prima parola: “Era solito ritirarsi in luoghi deserti a pregare; il dialogo col Padre era al primo posto”. “Se vogliamo imitare Gesù, iniziamo anche noi da dove cominciava lui, cioè dalla preghiera”, l’invito: “Possiamo chiederci: noi cristiani preghiamo abbastanza? Spesso, al momento di pregare, vengono in mente tante scuse, tante cose urgenti da fare… A volte, poi, si mette da parte la preghiera perché presi da un attivismo che diventa inconcludente quando si dimentica la parte migliore, quando si scorda che senza di lui non possiamo fare nulla”. “San Pio, a cinquant’anni dalla sua andata in cielo, ci aiuta, perché in eredità ha voluto lasciarci la preghiera”, ha ricordato il Papa citando la sua raccomandazione: “Pregate molto, figli miei, pregate sempre, senza mai stancarvi”. “Nel dialogo libero e fiducioso, la preghiera si carica di tutta la vita e la porta davanti a Dio”, ha detto Francesco: “E allora ci domandiamo: le nostre preghiere assomigliano a quella di Gesù o si riducono a saltuarie chiamate di emergenza? Oppure le intendiamo come dei tranquillanti da assumere a dosi regolari, per avere un po’ di sollievo dallo stress? No, la preghiera è un gesto di amore, è stare con Dio e portargli la vita del mondo: è un’indispensabile opera di misericordia spirituale. E se noi non affidiamo i fratelli, le situazioni al Signore, chi lo farà? Chi intercederà, chi si preoccuperà di bussare al cuore di Dio per aprire la porta della misericordia all’umanità bisognosa? Per questo Padre Pio ci ha lasciato i gruppi di preghiera”. Poi la citazione diretta del santo del Gargano: “È la preghiera, questa forza unita di tutte le anime buone, che muove il mondo, che rinnova le coscienze, che guarisce gli ammalati, che santifica il lavoro, che eleva l’assistenza sanitaria, che dona la forza morale, che spande il sorriso e la benedizione di Dio su ogni languore e debolezza. Custodiamo queste parole e chiediamoci ancora: io prego? E quando prego, so lodare, so adorare, so portare la vita a Dio?”.