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“Avvenire” apre la sua prima pagina con la condizione dei migranti in Libia, alla luce di un rapporto riservato dell’Onu, che mette sotto accusa le autorità di Tripoli, mentre è indagato l’equipaggio di una nave dell’Ong spagnola Open Arms, “reo” di avere portato a termine un salvataggio nel Mediterraneo. L’editoriale è a firma di Gigio Rancilio, social media editor di “Avvenire”, che si occupa dal caso Facebook: “Questa è una storia politica. Così politica, nel senso più alto del termine, che dovrebbe interessare tutti. Nessuno escluso. Il problema non è solo Trump e la sua elezione, quanto l’intero sistema che regola l’impressionante mole di dati che ogni giorno lasciamo in Rete. Ed è un sistema potentissimo, per di più concentrato nelle mani di pochissime aziende che sanno ormai così tanto di noi da potere arrivare nel giro di qualche anno a prevedere perfino i nostri bisogni un minuto prima che ci vengano in mente. Possiamo continuare a fare finta di niente (solito refrain: tanto non ho nulla da nascondere), ma in un mondo dove persino gli oggetti attorno a noi saranno sempre più connessi in Rete e si scambieranno dati, senza un rigoroso rispetto della privacy e un rigoroso obbligo di trasparenza il sistema è destinato a travolgerci. A fagocitare le nostre vite, i nostri pensieri, i nostri desideri e le nostre scelte per poi restituircene di nuovi capaci di orientarci verso scelte e idee preconfezionate decise da manovratori-manipolatori”. La fotocronaca è per il Papa e il suo incontro con i giovani in vista del Sinodo di autunno, nel quale Francesco ha esortato ad avere coraggio e ha definito la disoccupazione un peccato sociale. Un altro commento va alle elezioni in Russia. Scrive Fulvio Scaglione, grande esperto del Paese: “Rieletto per il quarto mandato presidenziale con quasi il 76% dei voti, Vladimir Putin continua a essere un rebus per l’Occidente, che rimugina sul suo successo (non c’era Navalnyj, i media sono sotto controllo, i brogli, la pressione del sistema per influenzare il voto) senza riuscire ad ammettere che ‘Vova’ gode di reale popolarità nel suo Paese e vincerebbe le presidenziali anche se si trovasse di fronte avversari veri e non le mascherine di questa tornata. E questo avviene perché la Russia stessa resta un enigma per l’Occidente. La Russia che nel 1998 dichiarò il default perché non poteva onorare gli impegni finanziari con gli altri Paesi e che nel 2017 ha saldato tutti i debiti, quelli dell’Urss compresi. Che nel 2015, sotto la pressione della crisi dell’Ucraina, delle sanzioni e del crollo del prezzo del petrolio, era considerata alla frutta e che da allora è diventata una potenza in Medio Oriente”. Richiami infine per la politica, che avvia la settimana dell’apertura del nuovo Parlamento, e per Popotus, l’inserto dei ragazzi.