Risorse idriche
Nell’ambito del World Water Forum, il Forum mondiale alternativo dell’Acqua (Fama) in corso a Brasilia, capitale del Brasile, si è svolto domenica un seminario intitolato “L’acqua come diritto umano e come bene comune: strategie e resistenze di fronte alla privatizzazione”, che ha visto riunirsi insieme varie organizzazioni di tutto il mondo che operano in difesa del diritto all’acqua.
In linea con le precedenti edizioni, a partire dal 1° Forum mondiale alternativo dell’acqua organizzato a Firenze nel 2003 dal Contratto mondiale sull’acqua, fino a quelli di Marseille (Francia, 2012) e di Daegu (Corea del Sud, 2015), il Fama si caratterizza come un evento internazionale e democratico che mira a raccogliere organizzazioni e movimenti sociali, provenienti da tutto il mondo, che lottano per difendere l’acqua come diritto umano fondamentale per la vita. In seguito all’incontro, ieri è stata resa nota una lettera intitolata “Per la realizzazione del diritto umano e naturale dell’accesso all’acqua”, firmata da quattordici soggetti, tra cui la Caritas brasiliana, la Caritas dell’Uruguay, il coordinamento ecclesiale continentale Iglesias y Minería, Consiglio indigenista missionario (Cimi), che opera in seno alla Chiesa brasiliana, il Comitato Italiano del Contratto mondiale sull’acqua.
La lettera denuncia la negazione del diritto all’acqua e suggerisce possibili soluzioni per superare situazioni d’ingiustizia che colpiscono soprattutto le popolazioni indigene, in varie zone del mondo.
In particolare, la lettera denuncia che alcune imprese di fatto “si impadroniscono dell’acqua e stabiliscono modalità per l’accesso all’acqua e ai servizi igienico-sanitari”. Inoltre, “gli Stati e la comunità internazionale, a otto anni dalla risoluzione Onu, non si sono ancora fatti carico di definire modi per garantire l’accesso all’acqua come diritto umano. Le organizzazioni denunciano, poi, che l’Agenda 2030 degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Ods) non include l’impegno degli Stati a rispettare il diritto umano all’acqua e propone solo l’accesso all’acqua a un “prezzo accessibile”. I difensori dei diritti umani “continuano a essere criminalizzati, perseguitati e sterminati” e in molti territori indigeni già demarcati non è garantito alle comunità il diritto di accedere alle risorse naturali, specialmente all’acqua.
La pressante richiesta è quella di leggi e strumenti giuridici internazionali vincolanti per garantire l’accesso all’acqua di tutte le popolazioni come diritto umano fondamentale.