Società

Corruzione: Transparency International Italia, “un segnalante su tre è un lavoratore per un illecito sul proprio posto di lavoro”

“Un segnalante su 3 è un whistleblower, ovvero un lavoratore che segnala un illecito o irregolarità riscontrato sul proprio posto di lavoro”. Lo comunica Transparency International Italia, che mette a disposizione dei cittadini la piattaforma online gratuita Alac per segnalare casi di corruzione, nel report 2017 “A voce alta – Un anno di segnalazioni”. “Con l’approvazione della legge a tutela dei whistleblower lo scorso novembre, e grazie al protocollo di intesa siglato con l’Autorità nazionale anticorruzione, Alac è diventato un punto di riferimento per tutti coloro che vogliono segnalare illeciti e irregolarità sul posto di lavoro ma ancora non hanno ben chiare le tutele e le opportunità offerte dalla nuova legge, o hanno timore a esporsi da soli”. Virginio Carnevali, presidente di Transparency International Italia, ricorda il servizio gratuito di consulenza offerto dall’organizzazione nell’aiutare i potenziali whistleblower a “capire quali sono i propri diritti e assisterli nel segnalare alle istituzioni o autorità preposte nel modo più efficace possibile”. “Per questo invitiamo i cittadini a rivolgersi a noi prima di segnalare internamente se non si è sicuri di come farlo – dichiara –. Il 73% dei whistleblower che si rivolge ad Alac segue proprio questa strada per procedere in modo più sicuro ed evitare di esporsi ad eventuali discriminazioni interne”. L’iter prevede, dopo la segnalazione, l’inoltro del caso alle amministrazioni, che “non sono sempre collaborative”. “Esiste un’ampia discrezionalità nel gestire queste situazioni e spesso enti simili hanno dato risposte molto diverse – si legge in una nota di Transparency International Italia –. Nel 2017 l’associazione ha infatti sottoposto tre diversi casi a tre diversi ministeri e il grado di collaborazione è stato differente. Positivo il riscontro da parte del ministero dell’Istruzione; il ministero dei Beni Culturali ha ricevuto la segnalazione ma poi non l’ha più approfondita, mentre il ministero degli Interni ha preferito non aprire un dialogo con Alac su una segnalazione che riguardava la propria struttura”.