Rapporto
“I migranti sono stati sottoposti a detenzione arbitraria e torture, tra cui stupri e altre forme di violenza sessuale”. Lo scrive il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, basandosi sulle inchieste di Unsimil, la missione Onu a Tripoli, in Libia, in un rapporto visionato da Avvenire, trasmesso al Consiglio di sicurezza nel quale vengono riportati anche i soprusi della Guardia costiera libica e le crudeltà dei funzionari incaricati del contrasto all’immigrazione illegale. L’agenzia Onu per i migranti (Oim) ha censito 627mila stranieri in Libia, ma secondo Guterres le stime reali vanno da 700mila al milione. Nelle 17 pagine del dossier vengono raccontale le rilevazione dell’Unsmil, che “ha visitato quattro centri di detenzione supervisionati dal Dipartimento per la lotta alla migrazione illegale e ha osservato un grave sovraffollamento e condizioni igieniche spaventose”. I prigionieri “erano malnutriti e avevano limitato o nessun accesso alle cure mediche”. La missione internazionale ha continuato a documentare “la condotta spregiudicata e violenta da parte della Guardia costiera libica nel corso di salvataggi e/o intercettazioni in mare”, scrive Guterres che cita quanto avvenuto il 6 novembre 2017, quando “i membri della Guardia costiera hanno picchiato i migranti con una corda e hanno puntato le armi da fuoco nella loro direzione durante un’operazione in mare”. Sia nei centri governativi sia nei lager clandestini si verificherebbero, come segnalato nel documento consegnato al Consiglio di sicurezza il 12 febbraio, “rapimenti per estorsione, lavori forzati e uccisioni illegali”. Un caso si sarebbe verificato il 19 novembre, quando “durante un raid su un campo di migranti improvvisato nella zona di Warshafanah, membri dei gruppi di Tajura e Janzur, affiliati al Dipartimento per la lotta alla migrazione illegale, hanno aperto il fuoco sui migranti senza fornire alcun preavviso verbale, provocando una serie di morti e feriti”.