Convocazione

Rinnovamento nello Spirito Santo: Martinez (presidente), “superare la logica di compiere azioni solo per mero calcolo”

(Pesaro) Un ringraziamento corale e a 360°, rivolto a tutti coloro che, a diverso titolo, hanno contribuito a collaborare per la riuscita della 41ª Convocazione nazionale del Rinnovamento nello Spirito, la quattro giorni che si conclude oggi all’Adriatic Arena di Pesaro. È con questo sentimento di gratitudine che si esprime Salvatore Martinez, dal 1997 presidente del movimento ecclesiale che anche per questo evento annuale nelle Marche ha riunito migliaia di presenze. In vista di un imminente “ricambio pastorale”, quindi, riprendendo il tema che ha ispirato l’edizione 2018, Martinez traccia le conclusioni, soffermandosi sui vari personaggi della parabola evangelica e ribadendo che “amare non può che significare servire”, proprio come insegna la parabola del buon Samaritano: la finalità non è altro che “la vita eterna”. “A cosa serve una Chiesa che non si prende cura della salvezza?”, domanda il presidente di RnS, citando più volte i richiami di papa Francesco che, per mezzo della misericordia, incoraggia “a mettersi al servizio dell’uomo”: alla fine, si tireranno le somme “per capire se l’esperienza condivisa ha portato frutto, per noi stessi e i nostri gruppi”. “Il mandato di Gesù – prosegue – è semplice: il Signore ci chiede di andare, predicando ci saranno manifestazioni dello Spirito a dare un segno e ad accompagnarci. E noi vogliamo metterci alla sequela, per riprodurre il volto bello di questa Chiesa che ci invita ad incamminarci verso la santità, guarendo la solitudine e il male di vivere, rinnovando profondamente la nostra esistenza”. Il tutto, con “gratuità” come dimostra il buon Samaritano appunto, “che non attende ricompense per il suo amore” e opera nella concretezza. Avere fede, infatti, “non equivale solamente a partecipare dell’essere di Gesù, poiché il nostro non può essere solo un rapporto mistico e trascendente. Noi siamo stati creati ad essere come Dio, a partire dal rapporto con gli altri: questa è la nostra missione”.

“Siamo dei briganti nella storia quando non abbiamo ancora sperimentato la conversione del cuore”, ribadisce Martinez. “Se non entriamo nel regime della generosità, sposando quell’esortazione ‘Va’ e anche tu fa così’, non possiamo dirci carismatici: dobbiamo superare la logica di compiere azioni solo per mero calcolo, soltanto se ci giova”. Alla luce delle preghiere di liberazione e delle Celebrazioni eucaristiche condivise nella quattro giorni, occorre rendersi consapevoli che senza la “gratuità del cuore” le relazioni diventano inevitabilmente “fallimentari”. “Iniziando noi per primi e trascinando gli altri perché tutto è grazia: così si costruisce la comunità, c’è un prendersi cura personale e uno comunitario, come fa il locandiere, in quanto locanda e Chiesa sono la stessa cosa”, afferma inoltre Martinez non mancando di fare riferimento al divario tra ricchezza e povertà nel mondo contemporaneo. “Ma chi è che oggi il locandiere, rispettando la fiducia del Samaritano, estinguendo il debito di amore? A che servono i denari e i carismi?”: questo è l’interrogativo che interpella l’assemblea e la “responsabilità di noi cristiani”, più che mai in questa epoca così florida di beni materiali ma arida di gratuità, in cui “uscire”, “aprire le porte”, “raggiungere le periferie”, come costantemente esorta il Santo Padre, costituiscono l’impegno fondamentale da esercitare “con attento discernimento nei luoghi privilegiati che come credenti abbiamo l’opportunità di abitare”. Con coraggiosa speranza, perchè, termina il presidente di RnS, “il cammino che ci attende ora non è da Gerusalemme a Gerico, ma da Gerusalemme ad Emmaus, perchè abbiamo conosciuto il Signore, e dove c’è lo Spirito Santo la chiamata, la sfida cristiana assume per ciascuno una nitida definizione e una precisa direzione”.