Conferenza alla Sioi

Migranti: Minniti, “104.000 arrivi in meno dalla Libia e 25.000 rimpatri volontari”

L’Unhcr (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) “ha già selezionato in Libia 1500 persone che hanno diritto alla protezione internazionale. 350 le ha già prese l’Italia con i corridoi umanitari”. Mentre l’Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni) ha effettuato finora “25.000 rimpatri volontari assistiti dalla Libia verso i Paesi africani di provenienza” e le istituzioni giudiziarie libiche “hanno spiccato 200 mandati di cattura nei confronti di trafficanti”. Questo ha fatto sì che dal 1° luglio 2017 al 30 aprile 2018 “siano arrivate in Italia 104.000 persone in meno”: sono le cifre fornite oggi pomeriggio a Roma dal ministro dell’interno Marco Minniti, durante la sua conferenza su “Immigrazione, accoglienza e integrazione” nella sede della Sioi (Società italiana per l’organizzazione internazionale). Minniti ha difeso i contestati accordi tra Italia e Libia, presentandoli come un “modello di gestione dei flussi migratori, nella realtà più difficile e complicata possibile”. Il ministro dell’interno ha ricordato che, nonostante la Libia non abbia ancora firmato la Convenzione di Ginevra, “prima non era possibile nemmeno avere sul posto gli operatori delle organizzazioni internazionali, ora sì”: “In queste ore probabilmente è in corso è un salvataggio della guardia costiera libica e ci sono gli operatori dell’Oim e dell’Unhcr con le pettorine azzurre che accolgono i migranti, come avviene nei porti italiani”. “L’altro giorno ero a Tripoli – ha detto – e ho incontrato i responsabili dell’Oim e dell’Unhcr. C’era un clima di festa. Mi hanno fatto vedere il centro che realizzeranno, sono 10 compound”. “Per un certo periodo l’Italia ha affrontato l’immigrazione come un’emergenza – ha affermato -. Ma i flussi sono strutturali e non possono essere cancellati; un grande Paese come l’Italia può dimostrare di riuscire a governarli e a non farsi dettare l’agenda dai trafficanti di esseri umani, che prima decidevano quando, come e da dove partire, sapendo che questo avrebbe influenzato l’opinione pubblica”.