Sanità
“La dignità della vita va sempre più depauperandosi a vantaggio dell’efficienza e della produttività. In un’epoca in cui la medicina va sempre più verso la ‘tecnologizzazione’, occorre riportare l’attenzione verso la cura della persona nella sua integrità e relazionalità. Il paziente deve essere il centro intorno al quale ‘ruotano’ il personale medico, la famiglia e tutti gli affetti. Nelle persone che vanno verso il termine della vita, il dolore e la sofferenza vanno trattati con le cure palliative ma tenendo presente soprattutto la vicinanza al paziente, che ha bisogno del medico che dica ‘io ci sono’, ‘sono al tuo fianco’, ‘io non ti abbandono’”. Lo ha detto Aldo Bova, presidente nazionale del Forum sociosanitario cristiano, in visita agli ammalati dell’hospice di Capua “Villa Fiorita”, insieme a don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei. La fase terminale dell’esistenza, ha aggiunto quest’ultimo, “è un momento in cui vengono messi alla prova affetti, relazioni e in cui ognuno di noi è chiamato ad essere vicino a chi soffre. Una testimonianza che soprattutto le comunità cristiane hanno il dovere di dimostrare con la vicinanza agli ammalati”. Per Luigi Ievoli, anestesista rianimatore, terapista del dolore e cure palliative e responsabile dell’Hospice, “controllare i sintomi dolorosi dei pazienti, significa garantire un percorso di fine vita più sereno. Ed è quello che ogni giorno noi facciamo per la dignità della persona ammalata”. La visita nella struttura ha preceduto un confronto tra medici, psichiatri, filosofi e religiosi a cui hanno partecipato, tra gli altri, anche Raffaella Sibillo, Pasquale Giustiniani, Gianluigi Zeppetella, Vincenzo Saraceni, Tonino Cantelmi, mons. Salvatore Visco e padre Alberto Russo.