Missione

Papa a Palermo: ai giovani, cita Pirandello: “La vita non si spiega, si vive”. “Sognare in grande” e “sporcarsi le mani” per “accogliere gli altri”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Sognate in grande”. Lo ha detto il Papa, dialogando con i giovani a piazza Politeama, provenienti da tuta la Sicilia. E proprio all’isola Francesco si è riferito subito dopo, definendola “un centro di incontro di tante culture, un incrocio di culture”. “Voi siete un popolo di incontro, di culture, di persone”, ha sottolineato il Papa: “Mi è piaciuto sentirvi dire che la Sicilia, al centro del Mediterraneo, è sempre stata terra di incontro”. “Essere uomini e donne di incontro”, la consegna: “Favorire gli incontri, perché il mondo di oggi è un mondo di guerre, di scontri. Perché la fede si fonda sull’incontro”. “Quanto conta la dignità degli altri?”, ha chiesto il Papa alla folla giovane: “Dio vuole che ci salviamo insieme, non da soli, che siamo felici insieme, che ci salviamo come popolo, e dovete essere aperti a tutti i popoli che, come altri tempi, vengono da voi. Quel lavoro di integrazione, di accoglienza. Un cristiano che non è solidale non è cristiano”.

“L’altro, la sua dignità, l’accoglienza, la solidarietà per noi non sono buoni propositi per gente educata, ma tratti distintivi del cristiano”, ha ammonito Francesco, secondo il quale “quello che oggi manca, di cui c’è carestia, è l’amore: non l’amore sentimentale, da telenovela, ma quello concreto, da Vangelo”. “Com’è il termometro del tuo amore?”, ha chiesto il Papa ad ognuno dei presenti: “Siamo bravi a fare distinzioni, anche giuste e fini, ma a volte dimentichiamo la semplicità della fede: Dio ama chi dona con gioia. Amore e gioia: questo è accoglienza. Dio ama chi dona: per vivere non si può solo distinguere, spesso per giustificarsi; bisogna coinvolgersi, bisogna sporcarsi le mani. Se voi non siete capaci di sporcarvi le mani, mai sarete accoglienti”. “La vita non si spiega, si vive”, ha detto il Papa citando Luigi Pirandello, “un grande autore di queste terre”: “Vale ancora di più per la vita cristiana. La vita cristiana si vive”. La prima domanda da farsi è allora: “metto i miei talenti a disposizione? Ho tempo per gli altri? Sono accogliente con gli altri? Attivo un po’ di amore concreto nelle mie giornate?”. “Oggi sembra tutto collegato, ma in realtà ci sentiamo troppo isolati, distanti”, l’analisi di Francesco. che ha chiesto ancora ai ragazzi: “Quante volte vi trovate soli, con quella tristezza, con quella solitudine? Significa che la temperatura dell’accoglienza, dello sporcarsi le mani, del servire gli altri, è troppo bassa. La tristezza è indice mancanza di compromesso, e senza compromesso non potrete mai essere costruttori di futuro. Voi dovete essere costruttori di futuro, il futuro è nelle nostre mani. Non potete prendere il telefonino e chiamare una ditta che ti faccia il futuro. Accoglienti e a servizio degli altri”.