Editoria
“Il libro è il diario di una testimonianza che ha usato i mezzi di comunicazione senza farsene usare”. Lo ha detto Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero della Comunicazione della Santa Sede, a proposito del libro “Conversazioni. In collegamento telefonico” di Chiara Lubich, presentato oggi all’Università pontificia salesiana di Roma. L’opera, edita da Città Nuova e curata da Michel Vandeleene, è una raccolta dei messaggi che la fondatrice del Movimento dei focolari ha trasmesso negli anni. “La comunione – ha spiegato Ruffini – è all’inizio della comunicazione. La vera comunicazione non è un lavoro d’ufficio come ci ha ricordato Papa Francesco. È recuperare l’unità spezzata dal peccato originale”. “La tentazione di fare affidamento solo su noi stessi è grande. È necessario lo Spirito Santo. Nel libro ci sono molti ammonimenti di questo genere. Tutti dovremmo riscoprire il modo di essere rete come quella dei primi cristiani. Una rete che libera, non che imprigiona. La tentazione dei nostri tempi è che si cerca di rendere tutti uguali e uniformi con l’ambizione di separarsi e farsi giudici, imporsi sul resto. Il modo di Dio invece è l’inclusione, è la comunione di tre persone: padre, figlio e Spirito Santo. Solo grazie allo Spirito Santo la Chiesa è salda ed è possibile la comunione. Questo è il compito di chi si occupa di comunicazione della Chiesa: siamo chiamati a collaborare nella comunicazione”, a “scoprire Dio nell’altro attraverso la rete. Se a Roma i mezzi del Vaticano non saranno capaci di trasmettere la comunione sarà un modo di scimiottare gli altri”. “Il volume è un patrimonio della memoria – ha concluso Ruffini -. Mi ha colpito l’essenza di un ideale e la forza con cui Chiara ormai avanti nell’età inviti a custodire l’integrità del carisma e a comunicarlo a tutti senza distinzioni”.