Due studi
Luci e ombre sulle politiche pubbliche su formazione e lavoro. Ingenti le risorse impegnate dalle Regioni nel 2018: 2,4 miliardi di euro, ma l’Italia è ancora lontana dalla definizione di un modello di policy stabile nel tempo che sappia integrare formazione e lavoro. Uno scenario regionale frammentato e disomogeneo, con interventi spesso one-shot. È questa la fotografia che emerge dai due studi presentati dal Cnos-Fap (Centro nazionale opere salesiane – formazione aggiornamento professionale) oggi a Roma, alla Camera dei deputati: un sistema di politiche attive del lavoro ancora giovane, che fatica a rispondere alle problematiche poste dalla transizione scuola-lavoro, alla transizione dalla disoccupazione al lavoro, al processo di reskilling della forza lavoro.
“Continuiamo lo studio del comportamento delle Regioni nell’impiego dei fondi assegnati per i due ambiti della formazione professionale, da un lato, e politiche attive per il lavoro, dall’altro – ha evidenziato il direttore generale Cnos-Fap, Enrico Peretti –: sono emersi aspetti interessanti di cui il Governo dovrebbe tener conto perché i due temi sono fortemente connessi anche in virtù del fatto che esistono tanti mestieri che non trovano il giusto lavoratore”.
Nella prima pubblicazione “Politiche attive della formazione professionale e del lavoro”, un primo focus è sulle risorse complessive impiegate nel 2018, ovvero 2,4 miliardi di euro, di cui quasi 1,3 miliardi per le politiche formative e 1,1 miliardi per le politiche attive del lavoro (Pal): mappando 328 avvisi di cui 184 relativi alle politiche della formazione e 144 alle politiche del lavoro emessi l’anno scorso, si evidenzia una crescita rispetto al 2017 (238 avvisi e 2,1 miliardi di risorse complessive).
Il 65% delle risorse per la formazione sostiene l’attività ordinamentale ovvero Iefp, Ifts (Istruzione e formazione tecnica superiore) e l’alta specializzazione tecnica offerta dalle Fondazioni Its, mentre la formazione continua, permanente o gli interventi a supporto si dividono il restante 35%. Permane l’effetto positivo apportato dal consolidarsi del sistema duale, sebbene con differenti velocità nelle diverse Regioni, confermando anche in questo ambito il divario Nord-Sud.
Più giovane e frammentato il sistema di politiche attive del lavoro, che fatica a darsi una logica di sistema universale e sempre aperto per rispondere alle esigenze di tutti i cittadini nella ricerca del lavoro. Gli investimenti per le Pal restano per lo più legati ad interventi per micro target, spesso di durata limitata nel tempo e soprattutto diversi da Regione a Regione.