Pratica rurale
La “Transumanza”, pratica rurale tradizionale appartenente a Italia, Austria e Grecia, è stata iscritta nella Lista rappresentativa degli elementi dichiarati Patrimonio culturale immateriale dell’Unesco. La decisione è stata presa oggi all’unanimità dai 24 Stati membri del Comitato intergovernativo, riuniti a Bogotà, in Colombia. A comunicare la scelta è stata la ministra per le Politiche agricole, Teresa Bellanova, che ha commentato: “Siamo fieri di questo riconoscimento per la tradizione rurale italiana”.
Quella della transumanza è la terza pratica rurale tradizionale italiana ad entrare nell’elenco dei patrimoni dell’umanità dopo la coltivazione della vite ad alberello della comunità di Pantelleria e l’arte dei muretti a secco.
La candidatura della “Transumanza. Il movimento stagionale del bestiame lungo gli antichi tratturi nel Mediterraneo e nelle Alpi”, era stata presentata nel marzo 2018 dall’Italia come capofila insieme alla Grecia e all’Austria.
La “Transumanza”, spiega una nota del ministero dell’Agricoltura, rappresenta la migrazione stagionale delle greggi, delle mandrie e dei pastori che, insieme ai loro cani e ai loro cavalli, si spostano in differenti zone climatiche, percorrendo le vie semi-naturali dei tratturi. Il viaggio dura giorni e si effettuano soste in luoghi prestabiliti, noti come “stazioni di posta”. La transumanza viene ritenuta anche un “elemento culturale”, dal forte contenuto identitario, che ha saputo nei secoli creare forti legami sociali e culturali tra i praticanti e i centri abitati attraversati, nonché rappresentare un’attività economica sostenibile caratterizzata da un rapporto peculiare tra uomo e natura, influenzando con la sua carica simbolica tutti i campi dell’arte.
Dei 10 elementi italiani riconosciuti dall’Unesco Patrimonio culturale immateriale, viene fatto notare, ben 5 sono riconducibili al patrimonio rurale e agroalimentare, a conferma che in Italia l’agricoltura è un elemento caratterizzante la cultura del Paese.