Intervento
L’incontro dei vescovi del Mediterraneo di febbraio prossimo è “una occasione che vuole essere semplice e fraterna” perché “i vescovi stessi si esprimano, si parlino, costruiscano visioni condivise dei problemi, delle sfide e anche delle potenzialità dell’area mediterranea”. Lo ha detto il presidente della Cei, il card. Gualtiero Bassetti, nella sua prolusione all’anno accademico dell’Istituto Teologico “San Tommaso” di Messina, aperto oggi pomeriggio, sul tema “Incontro agli uomini: il futuro del Mediterraneo”. “Nessun risultato eclatante e spettacolare c’è da aspettarsi da questo ‘incontro di fraternità’, che è un momento di un processo molto più lungo, proteso all’unità delle famiglie dei popoli mediterranei”, ha aggiunto il porporato. Momento di un processo “estremamente lungo, fragile, complesso ma che è anche una prospettiva necessaria cui i vescovi del Mediterraneo possono e devono dare un contributo importante perché sono immersi nella vita dei loro popoli”. Nelle parole del cardinale tre osservazioni. La prima è l’invito a non illudersi che “le guerre locali non comportino rischi universali”, osservando che “non c’è alternativa al negoziato”. Poi, l’attenzione alla “crescita demografica esponenziale”. Una sfida che si può affrontare “aumentando l’universalizzazione dell’accesso alla scuola e alla sanità”. Infine, “l’era nuova della partecipazione dei popoli alla vita del mondo non come sottoposti, ma come protagonisti della loro storia”. “La demagogia è il peggior strumento della politica, occorrono modalità dialoganti, concrete, non ideologiche e non contrappositive”. “Tutto questo – ha concluso il card. Bassetti – comporta una revisione totale della mentalità nelle relazioni tra i paesi del Mediterraneo che insieme devono prendere atto che la loro esistenza è condizionata dalla storia e dalla geografia che li obbliga a vivere insieme. Il loro compito essenziale per il presente e per il futuro è imparare a vivere insieme e a essere profeti di pace e di giustizia per l’intera famiglia umana”.