Intervento
“Il Mediterraneo appare oggi come un coacervo di violenza, diseguaglianze, sfruttamento, interessi non informati al bene comune ma alla logica del più forte, senza attenzione e cura dei deboli. I sistemi politici con cui è organizzata la vita dei popoli mediterranei sono, anche se con diverso grado di intensità, in crisi”. Lo ha detto il presidente della Cei, il card. Gualtiero Bassetti, nella sua prolusione all’anno accademico dell’Istituto Teologico “San Tommaso” di Messina, aperto oggi pomeriggio, sul tema “Incontro agli uomini: il futuro del Mediterraneo”. “La guerra, in più punti del Mediterraneo, è l’esito drammaticamente inconcludente di scelte miopi e dalle quali non sono estranee logiche coloniali, vecchie e nuove – ha osservato il porporato -. Il conflitto israelo-palestinese è sostanzialmente uscito dalle preoccupazioni dei leader internazionali e nessuno crede più a una pace, fra Israele e Palestina, che è invece necessaria per l’equilibrio dei tutto il mondo”. Il cardinale ha messo in guardia i popoli della sponda nord, perché “non possono certo pensarsi al riparo da queste tensioni, sia per i vincoli militari, economici e commerciali, che li legano alle zone di conflitto, e di tensione sia per le migrazioni generate dagli squilibri economici e dai conflitti stessi”. Ricordando che viene “accettato che il fenomeno migratorio sia gestito con sistemi contrari ai diritti dell’uomo e al diritto internazionale”, l’arcivescovo ha rilevato come “stiamo attraversando un momento buio della storia mediterranea”. Tre le fragilità indicate: quella delle persone esposte a crisi alimentari e malattie, la fragilità dei sistemi di protezione e quelle del sistema internazionale. “Il Mediterraneo non è solo teatro di guerre, è anche una frontiera che divide aree economiche e demografiche disomogenee”. In questo contesto il dovere dei credenti di tutte le religioni mediterranee, indicato dal cardinale, è di “dare il loro contributo insostituibile e necessario affinché questo sguardo, nel rispetto e nella valorizzazione delle stesse differenze religiose, sia uno sguardo condiviso”.