Politica
(Londra) “Get Brexit done”, “Completare Brexit”. Il mantra che Boris Johnson ha ripetuto per cinque settimane di campagna elettorale, in ogni angolo del Regno Unito, ha funzionato. Il premier ha ottenuto un’ampia maggioranza a Westminster, con la quale potrebbe fare approvare, già venerdì prossimo, l’accordo di recesso che ha firmato con l’Unione europea. I Tories (con il 43,6% dei voti popolari) potrebbero arrivare fino a 363 dei 650 seggi (il sistema di elezione è a collegio uninominale) della Camera dei Comuni, una vittoria assoluta, con la quale sconfiggono i laburisti, rimasti a 203 deputati (i risultati ufficiali arriveranno in mattinata). Johnson, parlando ai sostenitori del suo partito, afferma: “Con questo mandato finalmente realizzeremo la Brexit. Metterò la parola fine a tutte le assurdità di questi tre anni e realizzerò la Brexit entro gennaio. Senza se e senza ma”.
I liberaldemocratici invece ottengono 12 seggi; il partito unionista irlandese Dup si assicura 8 seggi; 7 deputati per il Sinn Fein; i nazionalisti gallesi del Plaid Cymru arrivano a 4 seggi, un deputato va ai verdi. Resta fuori dal Parlamento il Brexit Party di Nigel Farage, il primo a lanciare la battaglia per uscire dalla Ue, che aveva rinunciato ai propri candidati in 317 circoscrizioni, aprendo così la strada alla vittoria dei conservatori di Johnson.
La ricetta laburista di Jeremy Corbyn (32,2% dei voti popolari), che ha presentato un programma di spesa pubblica ambizioso, non ha convinto gli elettori. Corbyn parla di “risultato molto deludente”, afferma che non guiderà il partito alle prossime elezioni, restando in sella al Labour solo il tempo necessario per trovare un nuovo leader e per “un periodo di riflessione” politica interna al partito.
Hanno votato socialdemocratico, invece, gli scozzesi, scegliendo la nazionalista Nicola Sturgeon. “Il Paese ci ha mandato un chiaro messaggio”, ha dichiarato la leader dello Scottish National Party, “che vuole un secondo referendum sull’indipendenza scozzese”. Le cifre della vittoria di Sturgeon, che ha conquistato 48 dei 59 seggi scozzesi, 12 in più dei 35 che aveva vinto nel 2017, non lasciano dubbi.