Piazza San Pietro
“Gioia e dubbio sono entrambe esperienze che fanno parte della nostra vita”. Lo ha spiegato il Papa, che durante l’Angelus di ieri ha spiegato come “la salvezza avvolge tutto l’uomo e lo rigenera”. “Ma questa nuova nascita, con la gioia che l’accompagna, sempre presuppone un morire a noi stessi e al peccato che c’è in noi”, ha precisato Francesco: “Da qui deriva il richiamo alla conversione, che è alla base della predicazione sia del Battista sia di Gesù”. “In particolare, si tratta di convertire l’idea che abbiamo di Dio”, ha proseguito il Papa sulla scorta dell’interrogativo che Giovanni Battista pone a Gesù: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”. “Per tutta la vita Giovanni ha atteso il Messia; il suo stile di vita, il suo stesso corpo è plasmato da questa attesa”, ha ricordato Francesco: “Anche per questo Gesù lo elogia con quelle parole: nessuno è più grande di lui tra i nati di donna. Eppure, anche lui ha dovuto convertirsi a Gesù”. “Come Giovanni, anche noi siamo chiamati a riconoscere il volto che Dio ha scelto di assumere in Gesù Cristo, umile e misericordioso”, l’invito: “L’Avvento è tempo di grazia. Ci dice che non basta credere in Dio: è necessario ogni giorno purificare la nostra fede. Si tratta di prepararsi ad accogliere non un personaggio da fiaba, ma il Dio che ci interpella, ci coinvolge e davanti al quale si impone una scelta”. “Il Bambino che giace nel presepe – ha concluso il Santo Padre citando la sua recente lettera apostolica – ha il volto dei nostri fratelli e sorelle più bisognosi, dei poveri che sono i privilegiati di questo mistero e, spesso, coloro che maggiormente riescono a riconoscere la presenza di Dio in mezzo a noi