Società
In Italia aumentano gli episodi che si possono ricondurre a rigurgiti filonazisti ma “sui media assistiamo alla banalizzazione dei segnali. Peggio: alla rincorsa a ospitare nei talk show le figure portatrici della subcultura neofascista. Per fare audience grazie ai ‘caratteristi’ che provocano l’attenzione. Ma essi non sono ‘macchiette’, sulle quali sorridere. Mentre vi è un grave distacco tra popolo minuto e figure acculturate (che dovrebbero svolgere una funzione di interposizione sociale e educativa), i media contribuiscono a far circolare tossine neofasciste nella nostra società”. L’allarme viene dal sociologo Maurizio Fiasco, in un’intervista al Sir.
Questo clima, prosegue, “mi preoccupa, se osserviamo come la ultradecennale crisi economica impatta nelle comunità locali: il risentimento per mancanza di prospettiva contribuisce a che il capitale sociale (la tradizione civica di solidarietà nel vicinato) si vada mutando da bridging a bonding, da inclusivo a ostracizzante, grazie alla crescente psicologia di massa dell’eliminazione dell’altro. È il lievito psicologico che 50 anni fa produsse le tragedie dello stragismo, di cui ricordiamo l’episodio che lo portò alla ribalta della politica italiana: Piazza Fontana”.