Beni culturali
Sul gonfalone del “Corpus Domini” di Gubbio c’è la mano di Raffaello. Alla vigilia dell’anno che celebra Raffaello Sanzio nel quinto centenario della morte, si riaccende l’interesse per un’opera pittorica ritrovata a Gubbio agli albori del terzo millennio e studiosi e critici d’arte ripropongono l’interrogativo di quanto e come il genio del Rinascimento italiano abbia contribuito alla realizzazione del Gonfalone processionale della Confraternita eugubina del “Corpus Domini”. Si tratta di una composizione bifacciale su tela, con altezza di 208 centimetri e larghezza di 179, raffigurante il Risorto con la croce, con uno schienale retto da tre angeli, con i santi Ubaldo e Francesco inginocchiati. Sant’Ubaldo sta raccogliendo in un calice d’oro il sangue che esce dalla ferita del costato di Gesù. Le due facce del gonfalone hanno lo stesso soggetto, ma differenze rilevanti di carattere artistico e cromatico. Dopo accurati esami e analisi di storici dell’arte, critici, restauratori e paleografi, due autorevoli esperti, Luca Tomio Marcello Castrichini, si dicono convinti che il dipinto processionale bifacciale eugubino sia una sorta di “anello di congiunzione”, una fase di passaggio tra il periodo urbinate e quello umbro di Raffaello. Un intervento che il pittore, in età giovanile, avrebbe fatto sia sulla fase compositiva e preparatoria dell’impianto pittorico, sia nella realizzazione diretta e con il suo pennello di alcuni particolari figurativi. “Finalmente – commenta il direttore del Museo diocesano, mons. Pietro Vispi – dopo molti anni di stasi e di fermo, il lavoro di restauro comincia a far leggere bene fino a che punto è intervenuto il giovane Raffaello in questo dipinto”.