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Irlanda del Nord: vescovi su nuovo quadro giuridico aborto, “obiezione di coscienza sia rispettata e non soggetta a sanzioni o discriminazioni”

I vescovi cattolici dell’Irlanda del Nord ribadiscono oggi in una nota che la nuova legge sull’aborto entrata in vigore grazie a due emendamenti approvati a luglio dal Parlamento di Westminster, “è una legge ingiusta”. Di conseguenza, “nessuno è obbligato in coscienza a collaborare con qualsiasi azione consentita da questa legge che porti direttamente e intenzionalmente all’uccisione di un nascituro. Tutti sono moralmente obbligati ad opporsi a questa legge con l’obiezione di coscienza”. Con un appello a rispettare l’obiezione di coscienza, i vescovi irlandesi rispondono alla “consultazione pubblica” che è stata aperta per dare un nuovo quadro giuridico sui servizi di aborto nell’Irlanda del Nord dopo la depenalizzazione. Il governo infatti deve mettere in atto la legislazione entro il 31 marzo 2020 per quanto riguarda la fornitura di servizi di aborto ed ha invitato a partecipare assicurando di accogliere “con favore” i commenti di “chiunque nell’Irlanda del Nord abbia un interesse o un punto di vista, in particolare quelli direttamente interessati dall’attuale legge e da eventuali modifiche proposte e professionisti della salute”. Ieri, 16 dicembre, era il tempo massimo per partecipare alla consultazione e i vescovi non hanno mancato, anche questa volta, di far sentire la loro voce, ribadendo che “tutti i cristiani e le persone di buona volontà sono obbligati in coscienza a non partecipare formalmente ai servizi di aborto, anche se consentito dalla legislazione civile”.

Secondo la Chiesa cattolica, il nuovo quadro normativo nell’Irlanda del Nord dovrebbe fornire a tutti gli operatori sanitari tra cui ostetriche, infermieri e personale ausiliario, “il diritto di rifiutare di partecipare a qualsiasi aspetto nella fornitura di servizi di aborto come la consultazione, l’amministrazione, la preparazione, oltre all’atto diretto e intenzionale dell’aborto stesso”. Nella lista degli obiettori di coscienza rientrano anche i farmacisti che lavorano in ospedali e punti vendita e “dovrebbero anche loro essere liberi di esercitare obiezioni di coscienza quando viene chiesto di fornire o fare scorta di farmaci progettati per aiutare un’altra persona a realizzare un aborto”. I vescovi tengono quindi a ribadire che “coloro che ricorrono all’obiezione di coscienza devono essere protetti da sanzioni legali, procedimenti disciplinari, discriminazione o qualsiasi impatto negativo sulle prospettive di carriera. L’ostetricia e la ginecologia non devono diventare il dominio solo di quei dottori e di altro personale medico che sono disposti a partecipare ai servizi di aborto”. Oltre alla obiezione di coscienza, i vescovi chiedono anche di fornire supporto alle donne che ricorrono all’aborto per scongiurare che fattori come povertà, difficoltà relazionali, mancanza di alloggio possono aver influito sulla loro scelta. “Ogni donna che sta prendendo in considerazione l’aborto- scrivono i vescovi – ha il diritto di ricevere informazioni accurate e appropriate in merito ai rischi connessi all’aborto e alla gamma di condizioni mentali e fisiche che possono emergere a seguito di un aborto”.