Processi di pace
Un Natale di giustizia, pace, guarigione, riconciliazione. È l’augurio espresso in un messaggio congiunto dai leader delle Chiese cristiane del Sud Sudan a nome dei “bambini e del popolo sud sudanese, ferito e logorato da sei anni di conflitto e da una serie di disastri naturali e alluvioni che hanno avuto implicazioni umanitarie sulla popolazione, causando fame e diffusione di malattie”. “Messaggio per la pace in rispetto delle nostre differenze”, è il titolo della Lettera scritta dal Consiglio delle Chiese cristiane a firma dei responsabili delle comunità cattolica, episcopale, presbiteriana e pentecostale del Paese. Per la Chiesa cattolica, il testo è firmato dall’arcivescovo di Juba, mons. Paolino Luduku Loro e per la Chiesa episcopaliana il Most Rev. Justin Badi Arama. Il Consiglio ricorda le sfide che stanno soffiando sulla implementazione del “Revitalized Agreement on the Resolution of the Conflict in South Sudan (R-ARCSS)”, un accordo di pace che nel settembre 2018, grazie alla mediazione del presidente dell’Uganda Yoweri Museveni e dell’allora presidente del Sudan Omar al-Bashir (poi deposto ad aprile 2019), Kiir e Machar avevano firmato e che poi è collassato dopo meno di un anno.
Sul processo di pace in Sud Sudan si sono mobilitati anche Papa Francesco e l’arcivescovo anglicano Justin Welby. Nell’aprile di quest’anno, si è tenuto in Vaticano un ritiro spirituale al quale hanno partecipato le autorità civili ed ecclesiastiche del Sud Sudan e in un recente incontro a Roma, il papa e l’arcivescovo di Canterbury hanno ribadito la loro volontà di recarsi insieme in visita nel Paese, a patto però – e questa è la clausola posta – che si costituisca un governo transitorio di unità nazionale nei prossimi 100 giorni (ossia febbraio 2020). Il messaggio natalizio dei leader cristiani locali va in questa direzione incoraggiando le diverse parti a prendere un impegno serio di pace e di riconciliazione. “Noi vediamo Gesù – scrivono i leader cristiani sud sudanesi – nei volti dei bambini e del popolo del Sud Sudan che continuano a soffrire a causa delle crescenti tensioni attorno alla implementazione dell’Accordo R-ARCSS. In questo giorno di festa, chiediamo al Signore pace, guarigione, perdono e riconciliazione per il Sud Sudan. Preghiamo che la volontà di risolvere con il dialogo le questioni che sono causa di problemi e tensioni, prevalga tra le parti e che una soluzione negoziata possa finalmente essere raggiunta e possa così permettere una coesistenza pacifica tra le comunità del Sud Sudan”.
Le Chiese accolgono con gratitudine gli sforzi che si stanno facendo per un “cessate-il-fuoco permanente tra le parti” e per “l’impatto positivo” che questo cessate-il-fuoco sta avendo sulla vita delle persone. Tuttavia guardano con preoccupazione “i conflitti armati” ancora in corso e la mancata implementazione dell’Accordo da parte di tutti i firmatari. “Chiamiamo pertanto tutte le parti a cessare ogni ostilità e ad usare il dialogo per risolvere le differenze. La Chiesa è impegnata a lavorare con loro per dare un futuro di pace al nostro popolo. Uniamo per fare del 2020 un anno di pace e di speranza per il popolo del sud Sudan. Pace che possa consentire ai bambini di andare a scuola con gioia, alle donne di vivere senza paura, ai rifugiati e ai migranti interni di tornare a casa con dignità, e ai leader di sedersi insieme attorno al tavolo per dialogare sul futuro del nostro Paese”.