Migrazioni
“Una bellissima notizia perché i corridoi umanitari costituiscono una delle strategie legate alle migrazioni più capaci di risolvere questioni fondamentali”. Così Emanuela Del Re, viceministro per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale, definisce in una video-intervista al Sir il sostegno che anche Papa Francesco sta dando alla iniziativa dei corridoi umanitari. Proprio oggi attorno alle 13 circa, il Santo Padre incontra in Vaticano, al termine delle udienze della mattina, i 33 profughi giunti a Roma lo scorso 4 dicembre grazie ad un corridoio umanitario. Dopo la sua missione ecumenica a Lesbo, Papa Francesco ha chiesto al suo elemosiniere, il card. Konrad Krajewski, di recarsi di nuovo nell’isola greca e di accompagnare, con la Comunità di Sant’Egidio e attraverso i corridoi umanitari, a Roma i rifugiati. “Sapere che Papa Francesco si è espresso positivamente sull’idea di trasferire persone vulnerabili nei nostri Paesi attraverso dei corridoi, che siano sicuri, per me è naturalmente un motivo di grande gioia. È una bellissima notizia quando si esprime un leader religioso come lui, con un atteggiamento ecumenico e trasparente, dando un impulso così forte a questa iniziativa”. Il viceministro spiega che, da una parte, i corridoi umanitari rispondono ai “timori che le nostre società a volte manifestano” nei confronti dei flussi migratori in quanto consentono di arrivare nei nostri Paesi “persone che sono state identificate, che hanno quindi acquisito già uno status relativo alla loro vulnerabilità” e, dall’altra, permettono a queste persone di arrivare “in tutta sicurezza attraverso voli di linea normali e con una possibilità qui di costruire un progetto di vita”. Nei giorni scorsi Del Re è intervenuta al Summit globale sui rifugiati a Ginevra, chiedendo “una iniziativa internazionale per promuovere il modello italiano dei corridoi umanitari per una politica migratoria di più ampio respiro, in particolare per garantire l’evacuazione dei migranti dalla Libia”. E la scorsa settimana ha partecipato a Bruxelles al convegno “Corridoi umanitari, la strada da seguire”, insieme a rappresentanti della Comunità di Sant’Egidio e della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia per chiedere all’Europa di aprire altri corridoi umanitari per 50mila persone da e verso la Libia per un periodo di due anni. Si tratta – dice – di un “modello che non soltanto costituisce un grande vanto dell’Italia perché è stato sviluppato nel nostro Paese dalla Chiesa valdese, dalla Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, dalla Cei, dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla Caritas e che con nostro grande orgoglio viene anche replicato in altri Paesi, ma vuole anche diventare un modello europeo, perché è un progetto che risolve tante questioni migratorie spesso irrisolte e che attraverso i corridoi umanitari possono avere una ragione d’essere soprattutto efficace”.