Migranti
“Ho deciso di esporre qui questo giubbotto salvagente, ‘crocifisso’ su questa croce, per ricordarci che dobbiamo tenere aperti gli occhi, tenere aperto il cuore, per ricordare a tutti l’impegno inderogabile di salvare ogni vita umana, un dovere morale che unisce credenti e non credenti”. Sono le parole scelte dal Papa per spiegare il motivo della sua scelta di collocare, nel Cortile del Belvedere, una croce in ricordo dei migranti e rifugiati, con appeso un giubbotto salvagente come quello che indossano i migranti che scappano dalle loro terre in cerca di un futuro migliore. “Nella tradizione cristiana la croce è simbolo di sofferenza e sacrificio e, al tempo stesso, di redenzione e di salvezza”, ha ricordato Francesco incontrando i rifugiati arrivati recentemente da Lesbo con i corridoi umanitari: “Questa croce è trasparente: essa si pone come sfida a guardare con maggiore attenzione e a cercare sempre la verità. La croce è luminescente: vuole rincuorare la nostra fede nella Risurrezione, il trionfo di Cristo sulla morte”. “Anche il migrante ignoto, morto con la speranza in una nuova vita, è partecipe di questa vittoria”, ha assicurato il Papa: “I soccorritori mi hanno raccontato come stiano imparando l’umanità dalle persone che riescono a salvare. Mi hanno rivelato come in ogni missione riscoprano la bellezza di essere un’unica grande famiglia umana, unita nella fraternità universale”.