Omelia
“Sono preoccupato per la vicenda Energas che, dopo un periodo di latenza, quasi a sollecitare la positiva sentenza del Tar pubblicata il 19 dicembre, è tornata in questi giorni al centro dell’attenzione pubblica”. Lo ha detto l’arcivescovo di Manfredonia, mons. Franco Moscone, nell’omelia della messa di Natale in cui ha richiamato la vicenda della costruzione del deposito nella zona. “Eppure il territorio di Manfredonia è individuato nella normativa italiana tra i ‘Siti d’interesse nazionale, ai fini della bonifica – ha osservato il presule -, in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, al rilievo dell’impatto sull’ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico”. Le preoccupazioni dell’arcivescovo “vanno in una doppia direzione”. “In primo luogo mi chiedo se veramente si tratta di un’iniziativa imprenditoriale al servizio della popolazione della città Manfredonia e del suo magnifico territorio”. “Mi chiedo se, sulla bilancia di un possibile sviluppo economico, valga la pena promettere posti di lavoro compromettendo l’equilibrio di un delicato ecosistema, già largamente provato, mettendo a rischio sia la salute di un’intera popolazione, sia il mantenimento di numerosi lavori esistenti e che stanno funzionando in altri settori, dall’agricoltura alla pesca e al turismo”. La seconda “direzione delle mie perplessità” – ha spiegato l’arcivescovo – è di tipo “socio-politico”. “Sono convinto che una decisione di tale portata non possa essere presa ignorando o addirittura andando contro il parere espresso dalla cittadinanza attraverso un referendum popolare che, nel novembre 2016, ha espresso il proprio ‘no’ con una maggioranza schiacciante superiore al 90%”. La via indicata da mons. Moscone è quella di “una nuova consultazione”, della “partecipazione pubblica, dopo aver evidenziato lo stato della questione alla luce delle nuove conoscenze scientifico tecniche emerse nell’ultimo triennio”. “Pertanto, invito tutte le parti interessate al progetto e la cittadinanza a riflettere sul rapporto costi-benefici, a conciliare il lavoro con la salute della popolazione, a custodire un patrimonio ambientale da trasmettere sano e non inquinato alle generazioni future”. Infine, la condanna della “logica di chi, volendo approfittare di tale impianto, per tutelare interessi economici, antepone il profitto di parte al bene comune di una intera popolazione e del suo territorio”.