Messaggio
“La conversione, bambino di Betlemme, che chiedi alla tua Chiesa perché possa essere come stella nella notte, la sta sperimentando possibile: diventare Chiesa in ascolto, che ha bisogno della disponibilità di ciascuno, delle domande dei giovani, della competenza dei suoi pastori e ministri, della testimonianza dei piccoli, del coraggio dei più fragili, della ricerca della verità e del bene dei non credenti; diventare Chiesa povera, che sperimenta i suoi limiti e per questo è capace di parlare da vicino agli uomini e alle donne del suo tempo; diventare Chiesa umile e aperta a tutti, che non indurisce il suo cuore di fronte al cambiamento e al rischio”. Così il vescovo di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata de’ Goti, mons. Domenico Battaglia, nella sua lettera di Natale “Sei tu che continui ad accoglierci!”. Il presule sottolinea come speranza e pazienza, nonostante tutte le difficoltà e i drammi che viviamo, debbano caratterizzare il nostro cammino. “Tante catene appesantiscono il passo – osserva mons. Battaglia -, ma la strada sta lasciando incontrare storie di fratelli che riversano tutta la speranza in te! È una meraviglia il luogo in cui Tu continui a nascere: negli intrecci di speranze, di storie di integrazione reale, nel desiderio profondo e condiviso di non pensare prima a se stessi ma di imparare a pensare insieme perché nessuno resti indietro. I nostri egoismi, la superbia, l’orgoglio, i muri, l’autosufficienza, la mancanza di fiducia nell’altro, seppure continuano ad avvelenare i rapporti e anche la terra, non riescono a spegnere il cuore, perché il Natale non è alle porte di un luogo generico ma è sempre alle porte del cuore. È la porta aperta del cuore! Il grande amore di Dio per gli uomini è tutto già riversato nei nostri cuori”. Speranza, pazienza e, soprattutto, una grande fiducia nel Signore che continua a ridestarci dal nostro sonno, dalle nostre miserie, ad accoglierci nel suo sì, nel suo essere Dio con noi. “La mangiatoia – conclude il vescovo Battaglia – non è solo un riparo di fortuna, ma è ancora oggi invito a riconoscere e a credere nell’efficacia del bene. Date voi stessi da mangiare. È nella tua attesa, mia Chiesa, che viene a visitarci nuovamente il sole di giustizia, il principe della pace. Lo assapora già chi sta credendo in questo cammino di rinnovamento, accidentato e incerto, diventando luce ai passi di altri. Lo spera chi ancora è perplesso. Lo sognano i piccoli. Abbiamo bisogno di ritrovarci trasformati, rinnovati, dal tuo amore. La pace non chiede garanzie ma fiducia!”.