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Natale: mons. Tardelli (Pistoia), “lasciarsi interrogare e forse anche inquietare per le nostre chiusure e i nostri egoismi”

“Da un po’ di tempo non riesco purtroppo a pensare al Natale coi colori della festa, delle luci e dell’allegria. Non me ne vogliate. Non ci riesco perché, quasi come un’ossessione, mi viene subito alla mente come il Salvatore del mondo fu accolto – perché di Lui si parla a Natale, il Natale è il Suo – quando venne nel mondo per dare compimento alle promesse antiche. ‘Veniva nel mondo la luce vera’ – ci dice l’evangelista Giovanni – ‘eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi e i suoi non l’hanno accolto’”. “Venne in mezzo a noi – atteso da secoli – e trovò le porte chiuse; si dovette adattare, con una madre che lo partorì tra gli stenti e poche persone, anche non molto raccomandabili come erano i pastori di Betlemme, a stringersi attorno a Lui”. Lo ha scritto mons. Fausto Tardelli, vescovo di Pistoia, nel messaggio alla diocesi per le festività natalizie. “La gioia della nascita del Salvatore – prosegue mons. Tardelli – rischia di essere vinta dall’amarezza delle nostre chiusure di cuore. Anche perché la triste vicenda della nascita del Salvatore non è circoscritta a quel tempo. È attuale. Anche oggi mi viene da dire: quanti di noi sono davvero pronti ad accogliere Lui nella propria vita? E insieme a lui anche gli altri? È vero, siamo presi da mille cose e mille problemi; abbiamo grosse preoccupazioni e anche una giusta voglia di svago e di spensieratezza. Va tutto bene. Però la domanda rimane ed provoca ognuno di noi: sei disposto ad accogliere il Cristo nella tua vita? A dargli spazio, a farlo regnare in te? E sei disposto ad ascoltare con attenzione chi ti sta accanto, il tuo compagno o la tua compagna, i figli, il vicino, il collega? Sei disposto a farti prossimo, particolarmente di chi è nel bisogno?” Solo così, conclude mons. Tardelli, “il Natale per me allora ha senso se è un momento nel quale si prende in mano la nostra coscienza e la si mette davanti a Dio. Se cioè ci si lascia interrogare e forse anche inquietare per le nostre chiusure e i nostri egoismi. In questo caso il Natale sarà vero, perché forse produrrà qualche effetto positivo in noi e conosceremo quella gioia che viene solo dall’accoglienza di Dio nella propria vita”.