(da New York) “Un disgustoso atto di violenza contro i nostri fratelli e sorelle ebrei”. Così l’arcivescovo di New York, card. Timothy Dolan, ha definito l’attacco che sabato sera è stato perpetrato nella casa del rabbino Chaim Rottenberg, a Monsey, una cittadina nella valle dell’Hudson, mentre veniva celebrata la festa di Hanukkah. Cinque persone sono ferite e due sono in condizioni gravi, tra questi anche il figlio del rabbino. A sferrare l’aggressione a colpi di machete Grafton E. Thomas, che ora si trova in custodia cautelare con l’accusa di tentato omicidio. “Questo è solo l’ultimo di una serie di attacchi contro la comunità ebraica che sono da condannare senza riserve perché contrari a tutto ciò che la fede rappresenta”, ha continuato il cardinale spiegando che “l’odio non ha posto nella nostra città, nel nostro stato e nella nostra nazione, o in qualsiasi altra parte del nostro pianeta”. Dolan ha precisato che “un attacco a qualsiasi persona o gruppo a motivo del suo credo religioso è un attacco contro tutti noi” e nella messa della domenica, da lui officiata, speciali preghiere sono state rivolte alle vittime per esprimere solidarietà e “respingere odio e bigottismo ovunque si verifichino”.
Il presidente Donald Trump solo nel pomeriggio di domenica ha affidato ad un tweet il commento sulla tragedia e ha chiesto unità “per combattere, affrontare ed eliminare il malefico flagello dell’antisemitismo”. Il governatore dello stato di New York, Andrew Cuomo, uscendo dalla casa del rabbino ha ribadito che l’attentato è stato anche alimentato dal clima di intolleranza che si respira nel Paese, “dalla rabbia che esplode in odio” , tutte prove della presenza di un “cancro” nella politica americana.