Messaggio
“Qual è il mio desiderio per questa Chiesa e per questo territorio agrigentino? Qualcosa che sta a cuore a tutti: una rinascita dall’alto, cioè uno scatto di speranza, un rinnovamento di mentalità, un sobbalzo di sano orgoglio, una voglia insanabile di riscatto”. Questo l’augurio che il card. Francesco Montenegro rivolge alla Chiesa di Agrigento. “Abbiamo bisogno di scuoterci tutti da un torpore che sembra calato in modo impietoso sulle nostre città – scrive l’arcivescovo di Agrigento nel messaggio natalizio -. Ovunque si colgono i segnali di una grave depressione sociale, di una preoccupante stagnazione economica, di una rassegnazione diffusa che spinge a gettare la spugna. A tutto ciò dobbiamo reagire. Il ricordo della nascita del Bambino Gesù in una notte buia di oltre duemila anni fa, in una stalla angusta e puzzolente ci deve rafforzare nella certezza che non ci sono contesti sociali, momenti bui, fasi critiche in cui Dio non possa nascere. E se permettiamo a Dio di nascere nel profondo della nostra vita allora conosceremo una rinascita dall’alto e troveremo la forza di affrontare la notte, di reagire a tutti coloro o a quei sistemi di pensiero che ci vogliono far rimanere nelle tenebre, di tirare fuori il coraggio che serve per dire a noi stessi e agli altri che non è finita e che non ci stancheremo di lottare”. Il card. Montenegro spiega che “rinascere dall’alto” non significa “pretendere che i problemi si risolvano dall’oggi al domani ma avere un atteggiamento diverso, una volontà più forte, un coraggio più marcato per affrontarli”. “Prima e subito dopo la nascita del bambino Gesù – ricorda -, Maria e Giuseppe non hanno avuto vita facile: sono scappati in Egitto e poi si sono dovuti trasferire a Nazareth. Hanno affrontato viaggi e peripezie, rifiuti e incomprensioni. Ma hanno lottato, hanno intrapreso con forza il loro cammino e sono andati fino in fondo a testa alta. Penso che come agrigentini viviamo in una condizione simile e come loro dobbiamo rimboccarci le maniche e guardare al cammino che ci sta davanti”. L’invito è quello di non stancarsi si guardare in alto. “In mezzo alle difficoltà di questo nostro tempo – aggiunge – l’atteggiamento è quello di indirizzare occhi e cuore laddove più sicura è la sorgente della speranza. Penso che abbiamo tutti bisogno di rialzare il capo e di immaginare una rinascita dall’alto proprio come scelta di Chiesa e di popolo che non vuole abbassare la schiena di fronte a difficoltà o ingiustizie ma sceglie di trovare, ancora una volta, nell’indifeso Bambino di Betlemme, la forza di dignità e di coraggio per fissare lo sguardo verso il Cielo e riprendere in modo più deciso il cammino che lo attende”.