Messaggio
“‘Dio è diventato uomo’ è una notizia sconvolgente e fascinosa. Ma è come se l’avessimo nel tempo indebolita, come se l’avessimo scippata d’ogni sussulto. E il sussulto era grande, quando l’abitudine ancora non l’aveva invecchiata. È la notizia più importante per un cristiano, ma ora non sembra far più notizia. Nemmeno per i cristiani. È come impallidita, forse proprio a causa della ripetizione e dell’abitudine. E la cosa più grave è che non ce ne avvediamo”. Lo scrive mons. Antonello Mura, vescovo Nuoro e amministratore apostolico di Lanusei, nel messaggio di auguri per Natale ai fedeli delle due diocesi. Per mons. Mura è “come se adagio adagio il Vangelo scritto, quello degli evangelisti – quello dei fatti –, abbia lasciato il posto a un vangelo immaginato, con parole estranee alla storia e al significato di una notizia simile. Come se leggere il Vangelo non bastasse. Con la sconcertante conseguenza che oggi ci tocca dirci cristiani senza avere mai letto in vita uno dei quattro Vangeli. Ma credere che ‘Dio si è fatto uomo’ non può essere un modo di dire! Per questo dobbiamo ritrovare la forza (il coraggio?) di riaffermare che la memoria annuale del Natale ci riconsegna la notizia più bella e più grande che potessimo immaginare o auspicare: Dio mette la sua firma sulla nostra umanità. Ha messo per sempre il suo nome tra i nostri nomi”. “Come possiamo infatti definirci umani in un mondo dove il volto, la storia e il futuro dell’altro contano meno, molto meno, ad esempio, dell’arroganza delle leggi economiche – sottolinea il vescovo –; dove la soluzione dei conflitti è affidata alla logica spietata della guerra e le armi di distruzione di massa sono illegali in casa altrui ma legali in casa nostra; dove i beni essenziali, la casa, il lavoro, la cultura sono rivendicati per sé e non per gli altri; dove l’accelerazione a tutti i costi è divenuta una legge, e pazienza o peggio per chi non si adegua; dove ognuno di noi potrebbe – se fosse sincero – confessare tante ombre di disumanità?”. “Il mio augurio in questo primo Natale nella Chiesa di Nuoro – ha concluso -, anche per il prossimo anno, è che guardando il volto del Figlio di Dio, il capolavoro di umanità che ci è stato donato, diventiamo più autenticamente donne e uomini. Accanto a Gesù infatti, l’uomo per eccellenza, colui che ha vissuto per gli altri, colui che ha speso la vita per l’altro fino al dono della propria vita è più facile vivere ed è più semplice diventare umani”.