Fine anno

Te Deum: card. Bagnasco (Genova), “famiglia non può appartenere a nessun dicastero, sia all’attenzione diretta dell’autorità di vertice”

“Dopo la tragedia del ponte Morandi, continua il senso di appartenenza, il desiderio di partecipazione, l’orgoglio di farcela stringendosi gli uni agli altri come le case nei nostri vicoli”. Lo ha detto l’arcivescovo di Genova, il card. Angelo Bagnasco, stasera in occasione del Te Deum di fine anno. “Sappiamo che né a livello politico né a quello sociale è sufficiente la buona volontà – ha aggiunto -. Sono necessarie competenze specifiche: a livelli di responsabilità, infatti, l’improvvisazione è azzardo”. Dal cardinale l’invito a “un supplemento di partecipazione”: “La nostra Regione sembra avere la media di ricchezza più alta d’Italia, una ricchezza che sempre più e meglio deve circolare per creare lavoro, occupazione, sviluppo, benessere per tutti.  È un dovere morale”. Soffermandosi sull’accoglienza, l’arcivescovo ha ribadito che “tutto deve essere più snello, sereno, all’insegna della legalità, ma senza paure che paralizzano”. “È necessario guardare con simpatia, non con sospetto e freni preventivi, ogni volto nuovo, ogni volontà di sviluppo, ogni iniziativa di lavoro che porti occupazione”. Sulle “serie preoccupazioni lavorative”, che riguardano il Paese e in parte la città, il card. Bagnasco ha evidenziato che “non solo esigono lungimiranza, realismo e prudenza perché ci sono migliaia di persone e famiglie in ambascia, ma anche spingono ad allargare l’orizzonte imprenditoriale”. Infine, la famiglia: “Uno Stato avveduto non ‘sostiene’ la famiglia, ma ‘investe’ sulla famiglia, sapendo che investendo sulla famiglia si sostiene l’individuo. Per questo motivo l’istituto familiare non può appartenere a nessun dicastero: la sua centralità è talmente onnipresente che dovrebbe essere all’attenzione diretta dell’autorità di vertice. Affermare e promuovere questa centralità morale e politica è dovere della comunità cristiana e servizio allo Stato e alla società”.