Welfare
“Guardiamo con favore” alla riforma del Terzo settore e “alla sua attuazione, che abbiamo seguito fin dai suoi primi passi”; tuttavia “restano due nodi da sciogliere”, afferma oggi a Roma Franco Massi, presidente di Uneba (Unione nazionale istituzioni e iniziative di assistenza sociale, 900 enti di ispirazione cristiana che offrono servizi in ambito sociosanitario, educativo, assistenziale, dei servizi alla persona), in occasione della presentazione, nella sede dell’Acri, del Vademecum sulla riforma del Terzo settore. Anzitutto, spiega con Marco Petrillo, vicepresidente Uneba Lombardia e curatore del vademecum, “l’aumento dell’Iva al 22% per le fondazioni che svolgono attività quali assistenza domiciliare, prestazioni sanitarie di ricovero e cura, attività di educazione di bambini e ragazzi, penalizza le persone che beneficiano del servizio e gli enti rispetto alle cooperative”. Una fondazione ex onlus che svolge anche assistenza domiciliare o di trasporto di persone con disabilità, spiegano, oggi beneficia dell’esenzione dell’Iva. Con l’entrata in vigore della riforma dovrà trasformarsi in Ets e applicare a queste attività l’Iva del 22%, come prevede il Cts, ma questo aggravio di costi si tradurrà inevitabilmente in aumento di costi per gli utenti. Stesso aumento, proseguono i due responsabili per “le prestazioni sanitarie di ricovero e cura erogate da case di cura, ospedali, cliniche e società di muto soccorso; le prestazioni educative e didattiche all’infanzia e ai giovani; le attività di formazione, aggiornamento e riqualificazione professionale”, mentre le cooperative conservano “il regime Iva agevolato al 5% per le stesse attività”. Insomma, avvertono, “con l’Iva al 22% le fondazioni rischiano di finire fuori mercato, mettendo in pericolo anche molti posti di lavoro”. Di qui la richiesta di “esenzione Iva per tutti gli enti che saranno iscritti nel Registro unico nazionale del Terzo settore” istituito dalla riforma presso il ministero del Lavoro.