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Elezioni amministrative ed europee: diocesi Bergamo, nel Vecchio Continente necessaria “una maggiore unione politica”. “Rimettere al centro “persone, uguaglianza e giustizia”

“I risorgenti nazionalismi affermano da più parti ed in vari modi più o meno espliciti che senza l’Europa tutto andrebbe per il meglio”, perché “l’Europa così come è ha perso la sua spinta di emancipazione, la sua capacità di rappresentanza, il suo spirito solidale”. Lo sottolinea il documento diffuso dalla diocesi di Bergamo, attraverso l’Ufficio per la pastorale sociale e il lavoro, in vista delle prossime elezioni amministrative ed europee del 26 maggio. Oggi più che mai serve “una maggiore unione politica, con Istituzioni più semplici e un riequilibrio di potere che ridimensioni l’assetto intergovernativo a favore della rappresentanza democratica e di un governo politico”. C’è “una distanza tra i cittadini e la sovranità europea che va accorciata anche attraverso una semplificazione dell’assetto dell’Unione”. L’Europa, evidenzia il documento, “non può rinunciare all’ambizione di far vivere la democrazia su scala sovranazionale, attraverso la concretezza e gli ideali capaci di convincere e mobilitare intorno sfide del continente e del pianeta, ma anche per dare risposte ai bisogni e al crescente disagio dei propri cittadini”.
Fin dal suo nascere “in Europa si sono fronteggiate due visioni diverse: quella democratica e sociale contenuta nelle costituzioni dei Paesi europei dopo il ’45 e quella tecnocratica, più funzionale alla costruzione ed alla gestione del mercato e dell’economia”, ma “non è sufficiente garantire la stabilità dei prezzi e il libero mercato, ma servono politiche comuni per lo sviluppo, il lavoro, il welfare, per rimettere al centro le persone, un’idea di uguaglianza e di giustizia”. Già oggi molti diritti sono sanciti nei Trattati, ma “senza una riforma della Governance economica la costruzione dell’Europa sociale resta molto debole”. Di qui la necessità di “ribadire una politica comune di investimenti, armonizzare i sistemi fiscali, garantire standard minimi di tutela e promozione dei diritti sociali”. Da questo punto di vista, “un’assicurazione europea contro la disoccupazione, un piano per i giovani focalizzato sull’istruzione e il lavoro, misure contro il dumping fiscale per disincentivare le delocalizzazioni opportunistiche tra Paesi membri, l’implementazione delle infrastrutture sociali potrebbero essere passaggi importanti per la costruzione continua di un pilastro sociale che rischia di indebolirsi ulteriormente”. L’Unione europea diventerà propriamente politica “quando avrà un bilancio degno della sua forza economica e che si basi in prospettiva su risorse proprie, derivate dalle ricchezze che il mercato interno produce più che dai contributi degli Stati membri”. Altro elemento importante riguarda una “effettiva politica comune sulle migrazioni: deve essere l’Ue, non i singoli Stati, a concedere la protezione e a garantire ai richiedenti asilo lo stesso trattamento e lo stesso rispetto dei diritti. I confini esterni dei singoli Stati potrebbero così diventare il confine unico europeo”.